Bruxelles – Il Piano nazionale integrato per l’Energia e il Clima (Pniec) dell’Italia è pronto, “è all’ultimo miglio, verrà firmato da tre ministri” e approderà entro la fine dell’anno a Bruxelles. Lo assicura il ministro italiano dell’Ambiente, Sergio Costa, ricordando però che il documento è in linea con “gli standard fissati” dalla precedente Commissione Juncker per il 2030 e “li rispetta”. Con il nuovo Esecutivo von der Leyen e vista la nuova strategia verde europea, il Green Deal, “gli standard si alzeranno e ci sarà un nuovo Pniec da fare per l’Italia, come per il resto dell’Europa”.
Proprio sul patto verde europeo, Costa intervenendo al Consiglio Ambiente a Bruxelles, ha affermato di aver “accolto con favore” la road map illustrata dalla presidente von der Leyen per raggiungere la neutralità climatica del continente entro il 2050. E l’Italia, dice, aspira ad “acquisire una leadership in campo ambientale e anche un’ambizione”. Sollecitato dai giornalisti a fornire la posizione dell’Italia sull’accordo raggiunto a Bruxelles sulla tassonomia, o classificazione, delle attività economiche sostenibili, che apre al nucleare e al gas come energie “di transizione”, Costa stigmatizza il primo (“L’Italia non vuole il nucleare, abbiamo fatto un referendum”) ma sul gas aggiunge: “Lo consideriamo un elemento che ci deve portare alle energie rinnovabili piene”. Al momento, spiega il ministro, le energie rinnovabili esistono in quanto tali ma non sono ancora in grado di sostenere autonomamente il sistema energetico italiano. Passare dal carbone, al gas alle rinnovabili consente al paese di mettere in pratica una transizione energetica “equa e sostenibile e soprattutto che non lasci indietro nessuno”.
Incluso il gas naturale tra i combustibili “di transizione”, la questione diventa capire “quanto vogliamo stringere i tempi” di impiego del gas in Italia ma anche in Europa. “Le rinnovabili, rincara il ministro, devono avere una tecnologia tale che sostengano il sistema e questo per ora non è ancora garantito”. Nei colloqui informali qui a Bruxelles a margine del Consiglio Ambiente, rivela Costa, si comincia a parlare dell’idrogeno come motore per le grandi produzioni industriali, ma “non se ne parlerà prima del 2030” o anche oltre. Quella della transizione energetica è la fase più delicata: sappiamo ciò che vogliamo lasciare e il perché ma il paese non è ancora pronto per farlo.