dall’inviato
Strasburgo – Avanti, ma sotto esame continuo. “Nessun assegno in bianco” e “verifica dell’operato” sono le espressioni più utilizzate nel giorno della fiducia alla nuova Commissione europea. Il dibattito che precede il voto che permette la nascita del team von der Leyen fa capire che la legislatura europea appena nata sarà all’insegna di una delle competenze del Parlamento: il controllo sulla Commissione.
I primi a mettere le cose in chiaro sono stati i socialdemocratici. “Vi sosterremmo, ma saremo esigenti”, ha detto la capogruppo Iratze Garzia Perez in uno slancio di pittelliana memoria. Cinque anni fa il famoso “la incalzeremo signor Juncker” annunciato da Gianni Pittella, allora capogruppo S&D, sancì la politica della sinistra europea nei confronti della commissione dell’ultima chance. La Commissione del nuovo inizio, come la presidente Ursula von der Leyen l’ha definita, avrà il fiato sul collo. Lo ribadisce anche Simona Bonafé. “Pretenderemo che questa Commissione produca risultati”.
Voto condizionato anche quello dei liberali. “Chiediamo alla Commissione di mostrarci tre cose: visione, passione e ambizione”, le richieste del capogruppo Dacian Ciolos. Lo schieramento si attende quattro obiettivi: emissioni di carbonio zero entro il 2050, trasformazione digitale, un’Europa veramente globale, una conferenza sul futuro dell’Europa. Su tutto questo si monitorerà costantemente l’attività della Commissione europea. “Avrete il mio voto per pragmatismo, non per passione”, dice l’olandese Sophie in’t Veld.
A dare una mano al collegio dei commissari anche il Movimento 5 Stelle. Il voto favorevole è garantito, ma “il nostro ‘sì’ non sarà una cambiale in bianco”, dice la capodelegazione Tiziana Beghin. Votare contro sarebbe un male. “L’Europa ha bisogno di un governo subito, abbiamo già perso troppo tempo”. Ora servono risposte alla crisi del settore siderurgico, alla crisi migratoria, a politiche sostenibili con scorporo dal calcolo del deficit. “Il Movimento 5 Stelle aspetterà al varco la nuova Commissione”.
Solo il PPE vota ‘senza se e senza ma’ la nuova Commissione. Si crede che il nuovo esecutivo comunitario sia in grado di imprimere quel cambio di passo necessario. E’ il classico gioco delle parti. Se i popolari non danno fiducia ad una Commissione UE a trazione popolari, chi altri potrebbe farlo? “Votiamo a favore perché condividiamo la sua visione politica”, scandisce il presidente della commissione Affari costituzionali, Antonio Tajani. Che si permette di dare due consigli al nuovo collegio. “Serve una forte politica di concorrenza, e fate attenzione all’iniziativa della nuova via della seta e alla Cina”.
Ci sono poi gli astensionisti, i più dubbiosi. Primi fra tutti i Verdi. La loro astensione è stata annunciata con un giorno di anticipo rispetto al voto. La co-presidente Ska Keller sostiene che i Greens restano comunque disponibili a lavorare in qualunque momento con la nuova Commissione. Dipenderà dalla proposte legislative e dai risultati che si produrranno in corso di mandato.
Sovranisti (ID) e Sinistra radicale (GUE) sono gli unici veri gruppi di opposizione dichiarata alla Commissione del nuovo inizio. I primi non sembrano disposti ad offrire alcuna sponda, i secondi promettono “opposizione determinata”, come pronunciato in Aula da Martin Schirdewan. C’è una parte dei Conservatori (ECR) che è disposta a lavorare con von der Leyen e il suo team. “Ci sono diverse posizioni nel nostro gruppo”, riconosce Raffaele Fitto nel suo intervento. I belgi di N-VA sono tra quanti nel gruppo danno credito alla Commissione. “Avete il compito di ricompattare questo Europa divisa”, dice Assita Kanko. Altri, guarderanno come si gestiranno tutta una serie di dossier, tra cui l’immigrazione.