A Bruxelles ho scoperto una storia interessante: i produttori di eccellenze artigianali del Made in Italy, soprattutto alimentari, che riescono a raggiungere mercati esteri anche lontanissimi, esportando fino all’80% della produzione a prezzi altamente remunerativi, per restando delle realtà locali, micro imprese spesso in luoghi marginali e poco e male collegati con le infrastrutture di trasporto. Come è possibile? Utilizzano una piattaforma di Amazon, che si occupa della logistica e della promozione.
Ho ascoltato le testimonianze di un produttore di olio d’oliva (eccellente) di Barletta, di un rivenditore di salumi (felino) e Parmigiano emiliano e di un rivenditore di eccellenze dolciarie siciliane (tra cui paste di mandorla impacchettate una per una). La cosa più interessante è che il prezzo di vendita lo decidono i produttori, non il distributore, come avviene con i grandi supermercati.
Il fenomeno Amazon e la trasformazione economica indotta dallo sviluppo del commercio online, che sicuramente comportano un notevole impatto negativo sui piccoli commercianti al dettaglio, possono condurre anche a vantaggi inaspettati per le piccole e medie imprese dei prodotti di alta qualità italiani, soprattutto nei settori agroalimentare e della moda. A questa realtà, in forte accelerazione, è stato dedicato l’evento “Amazon Academy 2019, Made in Italy”, organizzato la settimana scorsa a Bruxelles.
All’evento hanno partecipato i rappresentanti di otto piccole imprese italiane che si sono affidate con successo ad Amazon per organizzare la logistica e la promozione delle loro esportazioni. Sono intervenuti, fra gli alteri, anche Carlo Ferro, dell’Agenzia Italiana del Commercio (Ita), e alcuni europarlamentari, fra cui il vicepresidente del Parlamento europeo Fabio Massimo Castaldo e Tiziana Beghin del M5s, Pierfrancesco Majorino del Pd e Alessandro Panza della Lega.
Panza ha sintetizzato con chiarezza l’interesse e le potenzialità del tema in discussione. “Amazon – ha detto – si sta sostituendo al sistema-paese e alle sue infrastrutture carenti per promuovere il ‘made in Italy’, garantendo uno sbocco all’estero per 12.000 Pmi, in aumento, che sono schiacciate in Italia dalla burocrazia e da una tassazione imponente”; Tiziana Beghin, del M5s ha osservato da parte sua che le grandi aziende, come Amazon, “non sono per forza in contrasto con le piccole imprese, ma possono coesistere e cooperare” con esse.
Queste tesi sono state confermata dalle testimonianze dirette dei rappresentanti delle Pmi che partecipano alla piattaforma del ‘Made in Italy’ di Amazon e che erano presenti al dibattito. Per le Pmi italiane, hanno detto in sostanza, tra gli aspetti più interessanti e vantaggiosi dell’e-commerce attraverso Amazon, c’è innanzitutto l'”esternalizzazione” della logistica (per la quale si paga una frazione di quanto sarebbe necessario alle imprese per cercare in proprio nuovi mercati). In secondo luogo, è stato sottolineato che sono le imprese che decidono il prezzo di vendita al pubblico dei propri prodotti, senza dover sottostare al ricatto del sistema della grande distribuzione, che spesso impone ai produttori prezzi non remunerativi e contratti di esclusiva.
“Grazie ad Amazon, siamo riusciti a espandere la nostra attività e vediamo una strada per investire e credere nel paese in cui viviamo”, ha affermato Leonardo Dondini, proprietario di un’impresa artigiana tessile di Prato, “Delle Piane Cashmere”.
Spiros Borraccino, fondatore e Ceo della “Oilalà Srl”, un’impresa di Barletta che produce olio di oliva extravergine di altissima qualità ha aggiunto: “Noi esportiamo in 22 paesi l’85% della nostra produzione, per 800.000 euro, in gran parte grazie alla piattaforma Amazon, che usiamo da due anni”. Oilalà, fondata nel 2010, è dal 2015 costantemente nella classifica dei 50 migliori produttori di olio Evo al mondo.
“Amazon – ha detto Borraccino – ci dà una garanzia: il consumatore online è sicuro di trovare un prodotto di alta qualità, perché si fida del suo ‘brand’. E ora il nostro marchio esce sempre fra le prime pagine nel motore di ricerca di Amazon. Loro ci hanno aiutato, ci hanno presi per mano spiegandoci come investire in pubblicità (abbiamo investito 10.000 euro) per apparire nelle prime pagine della ricerca con la parola chiave”.
“Per esportare i nostri prodotti – ha continuato Borraccino – abbiamo due opzioni: l’azienda può spedire direttamente, ma non ha un circuito ‘prime’, cioè con consegna entro un giorno; oppure spediamo a un magazzino della Logistica di Amazon, a Piacenza, in Piemonte o in Lazio, in attesa degli ordini. La Logistica di Amazon costa di più, ma offre un servizio migliore al consumatore e rientra nel circuito ‘prime’. Così – ha sottolineato – riusciamo a vendere e consegnare immediatamente il nostro olio extravergine, a 15 euro al litro, soprattutto ai ristoranti di alta fascia in 23 paesi nel mondo”.
“Emilia Food Love” è un’altra piccola impresa che grazie alla Logistica di Amazon ha all’estero l’80% delle sue vendite (per 200.000 euro). “Emilia Food Love” vende i prodotti dell’eccellenza agroalimentare emiliana che seleziona attentamente dai produttori della Regione (soprattutto parmigiano, salumi, aceto balsamico, marmellate e miele). “Tramite l’e-commerce e Amazon – hanno spiegato i proprietari, Andrea Magnone e Rossella Perri – siamo arrivati fino agli Stati Uniti, fino all’Australia. E’ stata una scommessa, puntare su mercati nuovi. Esternalizzando la logistica riesci a raggiungere mercati fuori portata per una piccola start-up senza capitali come eravamo noi. Abbiamo cominciato a esportare negli Usa da un anno, ‘da remoto’ via Amazon, perché lì non abbiamo nessuno”.
“Siamo entrati in contatto con Amazon – ha ricordato Magnone – semplicemente registrandoci sul loro sito. Noi non abbiamo punti vendita, vendiamo solo online. I nostri clienti vengono da noi o ci contattano via Amazon”.
“Adesso – ha aggiunto Magnone – Amazon ci ha chiesto di diventare ‘vendor’: noi vendiamo a loro i prodotti al prezzo di cessione che decidiamo noi, e loro poi decidono il prezzo di vendita. I ‘vendor’ per l’Italia siamo solo noi e in Italia vendiamo solo attraverso Amazon. Ma questo vale solo per il nostro paese. Le spedizioni e la vendita in Gran Bretagna, Francia, Spagna, Usa, Canada, Australia le facciamo direttamente noi. E non c’è esclusiva”.
Una ulteriore conferma è venuta da Francesco Morici, Ceo di “Rarezze”, un’imprese che offre specialità della gastronomia siciliana (soprattutto pasticceria a base di mandorle). “Noi – ha raccontato Morici – siamo partiti da quattro anni, da tre siamo con Amazon. Ci hanno detto che col loro c’era la possibilità di lavorare molto all’estero. Noi avevamo assolutamente bisogno di qualcuno che si occupasse per noi della logistica. Oggi esportiamo il 50% dei nostri prodotti, per circa 100.000 euro, ma per ora solo in Europa. E riusciamo a mantenere un buon prezzo perché ci appoggiamo su Amazon”.
“Ad esempio, per spedire i nostri prodotti in Giappone, senza Amazon, potremmo rivolgerci solo a una nicchia ristretta di ricchi: perché per 70 euro di merce, il destinatario dovrebbe pagarne 150 in più per la spedizione. Con Amazon, invece, possiamo spedire direttamente ad Amazon Giappone, spendendo 30 volte di meno. Si paga solo una tariffa per il servizio che dipende dal peso o dal volume della spedizione, più una piccola spesa per l’affitto del magazzino; per cui più gira la merce, meno paghi”.
Nel 2018 Amazon ha dato accesso al commercio online a 12.000 Pmi del Made in Italy, generando vendite per 500 milioni di euro (in forte aumento rispetto ai 350 milioni del 2017) e sostenendo 10.000 posti di lavoro”. Sono i dati riferiti da Federico Filippa, corporate communications manager di Amazon. In un paese, come l’Italia, in cui l’e-commerce copre ancora solo il 7,3% delle vendite e dei servizi (per un valore di 31,6 miliardi di euro) contro una media europea dell’11%, il potenziale di sviluppo del settore è enorme. “A questo ritmo – ha concluso Filippa – il valore delle esportazioni della Pmi del Made in Italy nel nostro programma potrebbe raddoppiare nel 2021 rispetto a oggi, arrivando a 1 miliardo di euro”.