Bruxelles – Le esenzioni fiscali di cui godono i porti italiani rischiano di non essere compatibili con le norme europee in materia di aiuti di stato. E’ il sospetto della Commissione europea, che oggi avvia un’indagine che metterà al centro dei riflettori le autorità portuali italiane, poiché integralmente esentate dall’imposta sul reddito delle società che producono utili nelle attività economici degli scali marittimi. Bruxelles invita Roma ad adeguare la propria legislazione entro il primo gennaio del prossimo anno, assicurandosi che i porti paghino le tasse previste e non entrino in collisione con le regole di concorrenza del mercato unico
La Commissione aveva già esortato le autorità pubbliche portuali dello Stivale a pagare le imposte previste lo scorso gennaio, azzerando così il vantaggio competitivo sul mercato interno. Roma decise però di non adeguare la propria legislazione con il risultato di aggravare ulteriormente le preoccupazioni iniziali di Bruxelles.
La Spagna ha invece mostrato un spirito più cooperativo. Madrid, sotto la supervisione della stessa indagine della Commissione sull’allineamento della legislazione nazionale alla normativa europea sui finanziamenti pubblici, ha accettato di asservire, a partire dall’inizio del 2020, i porti spagnoli alle tasse sul reddito delle società che traggono profitto dal commercio marittimo.
La commissaria europea per la Concorrenza, Margrethe Vestager, si è espressa in merito alla vicenda, ricordando come i porti siano “infrastrutture essenziali per la crescita economica e lo sviluppo regionale”. La danese punta poi il dito verso l’Italia: “Se gli operatori portuali generano profitti dalle loro attività economiche, tali profitti dovrebbero essere oggetto alla stessa imposizione fiscale che grava sulle altre imprese soggette alla normale normativa fiscale nazionale al fine di evitare distorsioni della concorrenza”.