Bruxelles – La crescita cala, deficit e debito aumentano. Le prospettive per l’Italia non promettono nulla di buono. Complici anche le incertezze legate a Brexit, guerre commerciali, tensioni geo-politiche e debolezze economiche delle principali economie mondiali, le stime della Commissione europea dimezzano praticamente le prestazioni economiche nazionali. Confermata una crescita praticamente zero per quest’anno (Prodotto Interno Lordo a +0,1%), e per il 2020 l’aumento del PIL è previsto allo 0,4%. Solo pochi mesi fa, il 10 luglio, le previsioni economiche d’estate dello stesso esecutivo comunitario parlavano di crescita allo 0,7%. Un valore, quest’ultimo, che se tutto va bene si raggiungerà nel 2021.
Il debito aumenta invece di ridursi, rischio procedure
Preoccupa la traiettoria del debito, prevista in crescita lenta e continua. Era al 134,8% in rapporto al PIL nel 2018, e arriverà al 137,4% nel 2021 senza mai arrestarsi (136,2% alla fine di quest’anno, 136,8% il prossimo anno). L’Italia sarebbe tenuta a ridurre il debito, che invece sale. Una situazione che espone il Paese alla procedure per deficit eccessivo in relazione al debito. Puntuale in tal senso arriva il monito di Valdis Dombrovskis, attuale e prossimo vicepresidente per l’Economia a sostegno della crescita. “Esorto tutti i paesi dell’UE con livelli elevati di debito pubblico a perseguire politiche fiscali prudenti e ad abbassare i livelli del debito”.
Previsto in deterioramento anche il rapporto deficit/PIL. Si passa dal 2,2% di quest’anno al 2,3% del prossimo, per arrivare al 2,7% nel 2021. Si resta sotto la soglia del 3% prevista dai trattati, ma ci si avvicina sempre di più al limite.
Stagnazione senza fine
“L’economia italiana si è bloccata all’inizio del 2018 e non mostra ancora segni di una ripresa significativa”, rileva il documento della Commissione. Nel 2020 è prevista una ripresina molto ‘ina’. La crescita è attesa in maniera “modesta”, grazie alla domanda esterna e al seguente aumento delle esportazioni. In maniera “moderata” contribuirà anche la spesa delle famiglie, sebbene quest’ultima “sarà parzialmente frenata da un indebolimento del mercato del lavoro”.
Previsioni e grafici non danno scampo al Paese: da qui al 2021 l’Italia è destinata ad essere il fanalino d’Europa. Crescerà meno di tutto gli altri.
Settore terziario in sofferenza, le banche non prestano
E’ la situazione generale che preoccupa. Nel complesso il motore economico tricolore risulta fortemente ingolfato. “Vi sono segnali crescenti che la debolezza del settore manifatturiero ha iniziato a diffondersi ai servizi”. Al settore secondario già in difficoltà si aggiungono le sofferenze del settore terziario. Va ricordato che il settore primario, quello agricolo, non gode di una delle migliori stagioni della storia recente.
A questo si aggiunge la mancanza di finanziamento dell’economia reale. La Commissione UE rileva come gli sviluppi del credito siano alquanto divergenti tra gli Stati membri, con prestiti alle imprese che si espandono di oltre il 5% ogni anno in Francia e Germania, mentre “si riducono di circa l’1% in Italia e Spagna, dove le banche continuano a ridurre la leva finanziaria”. Le banche non prestano denaro, e questo incide.
Effetto ‘valanga’
La sintesi che offre la Commissione UE per descrivere la situazione del Paese è quella di ‘effetto valanga’ (“snowball effect”, in inglese, letteralmente ‘effetto palla di neve’). Vuol dire con debito elevato, meno si cresce e più si chiede nei rendimenti di titoli di Stato per investire nei buoni del Tesoro nazionali in quanto considerati più rischiosi. E più si paga di rendimento, più ci si indebita.