Bruxelles – Polonia, Ungheria e Repubblica ceca dovevano aiutare l’Italia nella gestione della crisi dei migranti, e l’avvio di procedure d’infrazione nei loro confronti è una decisione giusta. Lo ha stabilito l’avvocato generale Eleanor Sharpston, nell’esame della causa che di fronte Commissione europea e i tre Stati membri dell’est. Le conclusioni della giurista è che la Corte debba sanzionare i tre governi che hanno ignorato gli obblighi comuni.
Si tratta della decisione di redistribuire 120mila richiedenti asilo da Italia e Grecia verso gli altri membri dell’UE. Una proposta dell’esecutivo comunitario per far fronte alla crisi del 2015, che si incagliata contro le resistenze dei governi di Varsavia, Budapest e Praga, contrari a quote e migranti. I tre hanno fatto ricorso contro la decisione, ma la Corte di Lussemburgo già nell’autunno del 2017 ha respinto l’appello dei tre Paesi. Un pronunciamento che ha permesso all’esecutivo comunitario di avviare procedure d’infrazione per inadempimento delle regole comuni. A ragione, secondo l’avvocato generale.
E’ convinzione della togata che nel momento in cui delle decisioni sono state prese, queste debbano essere attuale, e che le ragioni di ordine pubblico e sicurezza nazionale “non possano essere invocate per non rispettare un atto valido dell’Ue su cui non sono d’accordo”. Spetterà ora alla Corte l’ultima parola.