Roma – Un errore storico molto grave a cui porre rimedio. Giuseppe Conte ripete il suo giudizio aspro sullo stop ai negoziati per l’ingresso della Macedonia del nord nell’Unione europea. In occasione della sua visita in Italia e dell’incontro a Palazzo Chigi, il primo ministro Zoran Zaev ha avuto modo di raccogliere personalmente la solidarietà dell’Italia e l’impegno del governo a proseguire il processo interrotto nelle scorse settimane.
“Una decisione per cui non abbiamo ancora capito i motivi e che ha lasciato molta delusione nel popolo macedone”, ha detto Zaev che invece ha espresso soddisfazione per il passo avanti fatto per l’ingresso nella Nato, grazie anche all’impegno dell’Italia. La ratifica ufficiale potrebbe avvenire nel 2020, ma intanto il Paese balcanico potrà già partecipare alle riunioni dell’Alleanza atlantica come osservatore.
“Noi faremo ancora altre riforme – ha detto il capo del governo di Skopje – l’80 per cento dei macedoni è favorevole all’UE, ma è importante che il processo d’integrazione non si fermi riparando l’errore fatto, perché l’isolamento del Paese sarebbe pericoloso per i Balcani”. Anche il premier italiano ha ricordato come la “stabilità dell’area balcanica occidentale sia d’importanza cruciale per l’Europa”, oltre che strategica nel quadro degli equilibri internazionali. “Un premier coraggioso che ha impegnato il suo Paese in un processo di riforme molto incisive”, è il quadro descritto da Conte, che ha promesso all’omologo macedone il sostegno dell’Italia per un processo di integrazione che “deve continuare e che occorre riprendere fin dal prossimo Consiglio dell’UE Affari generali di novembre”.
La decisione per l’opposizione della Francia di interrompere il processo di adesione della Macedonia del nord e dell’Albania, ha lasciato molte perplessità e diverse contrarietà (come nel caso di Italia e Germania) tra i leader europei.
Subito dopo lo stop arrivato da Bruxelles, Zoran Zaev aveva messo sul piatto nuove elezioni che dovrebbero tenersi ad aprile del 2020. “Se la luce delle stelle della bandiera dell’Ue si estingue, avremo il buio qui. E potremmo perderci in questa oscurità” ha detto qualche giorno fa riferendosi alla radicalizzazione e al nazionalismo che potrebbero trovare spazio creando problemi all’intera regione balcanica. “E quando i Balcani hanno un problema, l’Europa ha un problema”, ha osservato severo il leader di Skopje. Parole pesanti che per ora non hanno provocato commenti da parte dell’UE e della Commissione che con molta probabilità attende di far partire la nuova legislatura a pieno regime prima di riaffrontare questo capitolo.
Nel frattempo, l’Italia non lascerà sola la Macedonia, anche per “quei legami culturali antichi” che nel tempo hanno consolidato l’amicizia. E non sono solo i rapporti economici e commerciali pur molto importanti a tenere salde le relazioni fra i due Paesi. “Sono rimasto piacevolmente sorpreso che l’italiano sia una lingua aggiuntiva fin dalle scuole primarie” ha raccontato Conte, senza dimenticare il dipartimento di italianistica nell’Università di Skopje. Siamo il quinto partner commerciale per la Macedonia del Nord, un interscambio che si avvicina a 700 milioni di euro e investimenti delle nostre imprese che nell’ultimo anno hanno raggiunto la cifra di 105 milioni. “Rapporti che possono essere ancora rafforzati” ha assicurato il premier, “l’Italia vi starà sempre vicino”.