Bruxelles – Gli abusi sessuali sulle donne in ambito lavorativo sono più diffusi di quanto si possa immaginare in Europa, ma il problema passa ancora troppo inosservato. Sei donne su dieci hanno subito una violenza sessista o sessuale durante la propria carriera. Questa è la fotografia generale che emerge dall’ultima ricerca realizzata dal think tank francese “Jean Jaurès Foundation” e la Fondazione Progressista Europea (FEPS). La base dell’analisi è dell’Istituto Francese di Sondaggio d’Opinione (IFOP) che in aprile ha condotto un sondaggio tra un campione rappresentativo di oltre 5mila donne in Germania, Spagna, Italia, Regno Unito e Francia. L’ultimo studio europeo che fece luce sul tema risale al 2012.
Campanello d’allarme per Germania e Spagna, il sondaggio rivela che nei due paesi si sia verificato largamente il più alto numero di molestie a sfondo sessuale; in particolare il 68% delle donne tedesche sottoposte al questionario ammette di aver subito una violenza sessuale o sessista nel corso della propria carriera, in Spagna si tratta del 66% delle donne. Solo nell’ultimo anno, il 21% delle donne ha testimoniato una molestia nell’ambiente professionale, la maggior parte dei casi si sono verificati in Italia e in Spagna, dove le “interazioni sono culturalmente associate alla seduzione, dalle osservazioni sul fisico, alle proposte oscene, inviti a cena, regali imbarazzanti”. Quali sono le forme più comuni di violenza a lavoro? Prevalgono quelle verbali e visive, la ricerca svela che il 26% delle donne sia soggetta a fischi, gesti grossolani o osservazioni inappropriate per via del proprio aspetto fisico o degli indumenti. Le cifre che riguardano le molestie sessuali che coinvolgono un contatto fisico non sono più rassicuranti. Il sondaggio mostra che il 18% delle vittime confessa di essere stata toccata almeno una volta nelle parti intime, in Francia una donna su tre è stata molestata o aggredita sessualmente sul posto di lavoro. L’11% delle interpellate ha detto di aver avuto relazioni sessuali “forzate” o “non volute” con persone dello stesso ambiente lavorativo nell’arco della loro carriera professionale.
Quali sono le vittime prese più di mira? Sostanzialmente le donne al di sotto dei 30 anni, che abbiano un lavoro in città, lesbiche o di orientamento religioso non cattolico. Il sondaggio svela che sono le donne più giovani a subire molestie (42%), le aggressioni si verificano più frequentemente in centro città (27%) rispetto che in provincia (18%), in aggiunta le donne etero (21%) sono nettamente meno bersagliate rispetto alle donne lesbiche (36%); lo stesso discorso vale per le vittime di fede musulmana, il doppio rispetto alle donne cattoliche. La maggior parte delle aggressioni arriva da colleghi, clienti o fornitori.
Il caso Harvey Weistein, noto produttore cinematografico americano che nel 2017 fu accusato da numerose personalità femminili dell’industria di aver commesso aggressioni a sfondo sessuale, ha fatto scattare l’allarme sia a livello globale che europeo. Lo studio continua la battaglia contro questo genere di violenze e incoraggia le vittime a denunciare la gravità degli eventi turpi, che, nonostante le evidenze, restano ancora sommersi. Solo poche donne (dal 9% al 16%) decidono di rivolgersi a qualcuno che potrebbe davvero intervenire, come un superiore o un sindacalista, ma il muro del silenzio per paura di perdere la posizione lavorativa continua spesso ad avere la meglio. Tra il 33% e il 47% delle vittime evita di denunciare il problema, nella maggior parte dei casi le donne si confidano con un parente o un collega dello stesso rango.