Bruxelles – Tra oggi e domani, forse, da Londra arriverà qualche chiarimento su cosa succederà sul fronte Brexit. Intanto da questa parte del Canale si continua a lavorare come se il Parlamento britannico dovesse approvare l’accordo in questi giorni, e dunque ci si prepara ad un voto del Parlamento di Strasburgo per mercoledì o giovedì. Bruxelles vuole farsi trovare pronta, non vuole che si dica che la colpa “è degli europei” se ci fosse qualche ritardo.
Cosa è successo a Londra? Sabato il premier Boris Johnson ha subito l’ennesima sconfitta parlamentare, con una voto che ha posposto l’approvazione dell’Accordo di separazione all’approvazione di tutta la legislazione “operativa” per la messa in pratica dell’abbandono dell’Unione europea. In sostanza i deputati hanno deciso, con un margine di 16 voti, che prima di passare al voto sull’Accordo di divorzio è necessario sapere che sistema si creerà.
Subito dopo, domenica, i rappresentanti permanenti dei Ventisette si sono riuniti a Bruxelles per analizzare la situazione e decidere i passi successivi, scegliendo di andare avanti con la preparazione del voto parlamentare e con le famigerate traduzioni in tutte le 24 lingue ufficiali dell’UE del testo dell’Accordo approvato giovedì scorso in Consiglio europeo. Oggi alle 15 il Comitato Brexit del Parlamento si riunirà per discutere con il capo negoziatore Michel Barnier di quanto avviene a Londra, e poi ne discuteranno il presidente e i capigruppo, e in serata la commissione Affari Costituzionali, presieduta da Antonio Tajani, sempre con Barnier.
A questo punto, se da Londra arriveranno entro domani tutte le approvazioni previste, e Johnson insiste nel dire che ce la farà, il Parlamento europeo voterà in settimana, senza alcun entusiasmo, come conferma il tweet del presidente David Sassoli sulle manifestazioni a Londra.
Bello vedere tanta passione per l’Europa nelle strade di Londra… pic.twitter.com/MgwS9HBqv7
— David Sassoli (@DavidSassoli) October 20, 2019
Nella giornata di oggi Sassoli ha avuto colloqui con Tusk e Johnson. Fonti parlamentari confermano che ad entrambi ha ribadito che l’Europarlamento è pronto a votare l’Accordo dopo ratifica da parte di Westminster.
Dopo il voto di Strasburgo sarà necessario ancora un passaggio formale al Consiglio, e la separazione sarà fatta per il 31 ottobre (o forse anche prima, se tutto sarà pronto), salva la possibilità di un rinvio tecnico di qualche settimana per gli adempimenti necessari, ma, di fatto, Johnson avrebbe rispettato il suo impegno con gli elettori per una separazione a fine mese.
Se invece le approvazioni da Londra non dovessero arrivare, nelle mani di Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, c’è già la richiesta di una proroga (inviata senza firma ed accompagnata da una lettera di Johnson che dice che il rinvio è inutile perché i tempi saranno rispettati e che lui, come spiega una terza lettera dell’ambasciatore UK a Bruxelles, era obbligato dalla legge britannica a chiedere un rinvio visto che l’Accordo non è stato approvato dai Comuni entro il 19 ottobre), che probabilmente arriverebbe al 31 gennaio. I capi di governo dell’UE, benché stufi, il presidente francese Emmanuel Macron per primo, delle incertezze britanniche, hanno un forte interesse ad arrivare ad una separazione ordinata, e dunque sono pronti a concedere i rinvii necessari ad evitare un “no deal”. Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, li sta consultando al proposito.
The extension request has just arrived. I will now start consulting EU leaders on how to react. #Brexit
— Charles Michel (@eucopresident) October 19, 2019
In caso di un nulla di fatto ai Comuni è possibile, anche se non tecnicamente necessaria, che ci sia la convocazione della riunione di un Consiglio europeo straordinario, probabilmente domenica 27 ottobre.