Bruxelles – L’Italia ha avuto problemi e continua ad avere problemi, tanto che diventa motivo di discussione in Parlamento europeo. C’è Mario Draghi in commissione Affari economici, per la sua ultima audizione da presidente della Banca centrale europea (BCE). Tempo per fare bilanci, per discutere delle sfide future. Per Luis Garicano, vicepresidente spagnolo del gruppo di liberali (RE) evidentemente l’Italia è tra queste sfide. Lamenta l’assenza prolungata di crescita, e domanda a Draghi “quanto si deve essere preoccupati” per il caso italiano, chiedendo lumi su come curare il paziente tricolore.
“E’ una domanda complessa, la sua”, premette Draghi. Non perché l’Italia sia un Paese complicato o versi in una situazione complessa, ma perché “è tutta una questione di agende di riforme strutturali”. Un’agenda, spiega il presidente dell’Eurotower, annovera al proprio interno diverse opzioni, ed è la combinazione delle azioni che determina il grado di successo di riforma del Paese. Draghi elenca alcuni ambiti ricompresi nell’agenda politica di ampio respiro: mercato del lavoro, mercato dei prodotti, aumento della concorrenza, giustizia, ricerca, istruzione.
Nel rispondere alla domanda posta, Draghi sembra dare indicazioni al secondo governo Conte. Interventi sul mercato del lavoro, apertura del mercato, miglioramento del funzionamento del sistema giudiziario sono tutte cose che l’Unione europea chiede all’Italia da anni. Finora è stato fatto poco, ed entro metà ottobre l’Italia dovrà produrre e presentare a Bruxelles la legge di bilancio. Con una finanziaria alle porte, le parole di Draghi sembrano essere indirizzate più agli interlocutori italiani che l’europarlamentare spagnolo dei gruppo RE.
Ricorda a più riprese, nel suo intervento introduttivo e poi nel corso dell’audizione, che “i governi dei Paesi con debito pubblico elevato dovrebbero perseguire politiche di bilancio prudenti e realizzare obiettivi di equilibrio strutturale”. Questo al fine di “non destabilizzare” ulteriormente la situazione già di per sé poco sostenibile.
Ancora una volta, come suo solito, Draghi parla senza fare nomi. Ma non c’è bisogno di ricordare che l’Italia ha il secondo debito dell’area euro e di tutta l’Unione europea. Al governo Conte ricorda che prima della crisi “Paesi con elevato debito aumentarono la spesa invece che costruire riserve di liquidità (“buffering”, letterale)” quale strumento di difesa da pressioni esterne. “Chi aveva costituito cuscinetti finanziari li ha poi usati per ripararsi dalla crisi e aiutare le banche” in difficoltà. Una tirata d’orecchi, a che implica un richiamo a ben altri tipi di azione politica. Ben precisi.