“Nomen omen” dicevano i latini e anche nel caso della nuova creatura politica partorita da Matteo Renzi, sarà analizzando il nome più che cercando di decifrare i proclami del suo leader che se ne capirà il messaggio politico. “Italia viva” è innanzitutto il contrario di “Viva l’Italia”, motto romantico-patriottico tendenzialmente perdente da gridare davanti a un plotone d’esecuzione imperialregio o comunque teutonico. “Italia viva” è invece innanzitutto una misura di salute pubblica che amputa con il bisturi quella presumibilmente morta e che porta dunque la scissione renziana fin nel corpo del paese.
Con la sua “Italia viva”, Renzi apre così il vaso di Pandora di tutte le italie possibili a seconda del loro stato vitale, da quella rediviva a quella moribonda spalancando l’arco costituzionale a finora inaudite formazioni politiche. Ma “Italia viva” è anche il riciclaggio di un vecchio slogan che figurava sulla fiancata dell’autobus della campagna elettorale veltroniana nel 2008. Una coincidenza che potrebbe essere fatale al nuovo partito renziano, ma che sembra essere più incidentale che premeditata: è colpa della nostra lingua che non riesce a stare al passo con l’inventiva della nostra politica. E con la tragica scomparsa dal suo lessico di due preziosi riferimenti: destra e sinistra. Inesorabilmente questo ha portato ad un elefantismo del centro, che ora può stare a destra come a sinistra perché a destra e a sinistra non c’è più nessuno.
“Italia viva” richiama anche la storica trasmissione della TV dei Ragazzi degli anni Sessanta “Vangelo vivo”, che andava in onda il venerdì subito dopo “La spada di Zorro” e subito prima di “Non è mai troppo tardi”. Qui è chiaro il richiamo al voto cattolico e la presa di distanza dall’analfabetismo che sempre incombe e che ora ritorna, ma dall’alto e stranamente colpisce i vertici del paese prima delle masse e smentisce il maestro Manzi: sì, è troppo tardi. Resta anche da capire chi è ancora cattolico in Italia e cosa crede significhi essere cattolico l’elettore cattolico. Schiacciata fra il Padre Pio dell’avvocato del popolo e il rosario blasfemo del capopolo, la secessione renziana sembra ispirarsi ai Ragazzi di Padre Tobia, altra trasmissione cult della TV dei ragazzi, che già annunciava lo scoutismo cattocomunista.
“Italia viva”, con la sua connotazione bio, rilancia inoltre la tradizione naturalista degli inizi della seconda repubblica, quando i partiti erano piante come la Margherita e l’Ulivo e i DS erano una quercia. Ma ricorda sinistramente l’edera repubblicana che, non l’ha mai notato nessuno, è una pianta infestante e ha infestato più d’un governo con il suo abbraccio letale. “Italia viva” si presta anche a future evoluzioni, migliorandosi in “Italia viva e vegeta” da cui sarà un attimo abbracciare la causa ambientalista con “Italia natura viva” o anche solo “Italia verde”.
Comunque sia, “Italia viva” si annuncia come il piccolo e cattivo partito che servirà alle minoranze per diventare maggioranze nella nuova Italia proporzionale. Un ruolo che storicamente in Italia è appartenuto a partiti che poi scompaiono e i cui leader muoiono in esilio.