Roma – Il presidente Conte “revochi la cittadinanza italiana a Sandro Gozi”, consigliere per gli Affari europei del primo ministro francese Édouard Philippe. Aumenta il fuoco incrociato da destra e dal Movimento 5 Stelle contro l’ex sottosegretario e deputato del Pd che ha accettato di far parte del gabinetto francese. La richiesta della revoca della cittadinanza arriva dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che richiama il presidente del Consiglio a far rispettare la legge n° 91 del 1992 che lo investe direttamente.
Alla crociata contro Gozi si associa anche il vicepremier Di Maio che accusa: “Tu lavori per il governo italiano e poi ad un certo punto lo tradisci e ti vai ad arruolare nelle fila di un altro governo come responsabile della politica europea di Macron. Nulla contro la Francia però bisogna valutare se togliergli la cittadinanza”. Dello stesso tenore l’interrogazione del gruppo M5S che chiede cosa intende fare il governo di fronte “a una nomina che desta politicamente più di un sospetto”.
“Mi aspettavo delle critiche, ma sono rimasto sorpreso da tutto questo scalpore – dice l’interessato – vuol dire che l’Italia è totalmente sconnessa da quello che accade in Europa. Alto tradimento, via la nazionalità italiana, mi viene da pensare: mammamia come siamo caduti in basso”. Gozi considera incomprensibile l’accanimento contro Macron che invece “ama l’Italia così come la maggior parte dei francesi”. “Credo che Italia e Francia abbiano valori e interessi talmente comuni che dovrebbero lavorare insieme e spero che questo periodo di follia anti francese passi prima possibile”.
Ma a considerare inopportuna la sua nomina nel gabinetto del primo ministro Philippe, è anche
Carlo Calenda. Si sa che i due non si sono mai amati per attriti anche a livello personale ma per il neo parlamentare europeo, Gozi avrebbe fatto meglio a evitare: “Ha sbagliato, non si entra in un Governo straniero. Non si tratta di un gruppo di lavoro, ma di ricoprire la carica che ha ricoperto nel nostro governo, conoscendo posizioni e interessi anche riservati non sempre coincidenti con quelle francesi”.
Un fuoco amico che in parte cova anche nel Pd, nonostante sia difficile trovare qualcuno che condivida ufficialmente la critica. La pattuglia renziana lo difende ma tra i deputati si registra una sequela di “no comment” e qualcuno a taccuini chiusi confessa che “Gozi non doveva accettare”, e che “lavorare per un altro governo non è il massimo della correttezza”. Tuttavia, tutti trovano “folli” le richieste di revoca della cittadinanza.
A tal proposito, la legge evocata da Fratelli d’Italia ne prevede la perdita quando si accetta “un impiego pubblico o una carica pubblica da uno Stato o ente pubblico estero o da un ente internazionale cui non partecipi l’Italia, ovvero prestando servizio militare per uno Stato estero”. Una revoca che potrebbe scattare qualora Gozi non rinunciasse alla carica che Palazzo Chigi potrebbe chiedergli di rifiutare. Probabilmente si tratta di estremi mai verificatisi e che comunque dovrebbero fare i conti con la Costituzione che vieta espressamente di “privare per motivi politici la capacità giuridica, la cittadinanza, e il nome”. In questo caso poi se l’ex sottosegretario dovesse perdere la cittadinanza italiana, essendo sprovvisto di un’altra, diventerebbe apolide e ciò sarebbe in contrasto con la “Convenzione sulla riduzione dell’apolidia” ratificata nel 2015 dall’Italia.