Bruxelles – Non sembra avere l’apprezzamento dei gruppi parlamentari, e pur nonostante Ursula von der Leyen sarà regolarmente in Aula per il voto del Parlamento europeo già la prossima settimana, tutto come previsto dal calendario istituzionale. La candidata designata alla guida della Commissione UE, in questi giorni ha incontrato tutti i gruppi, e oggi i capigruppo hanno deciso che la bozza di agenda dei lavori della prossima settimana non subirà variazioni: martedì sarà il momento della verità.
Il 16 luglio sarà dedicato interamente a von der Leyen. La mattina il dibattito, che prenderà praticamente tutta la prima metà di giornata. Dalle 9 alle 12:30 la candidata designata dovrà convincere l’Aula a votare per lei, prima del voto del pomeriggio (18:00, da agenda approvata dalla conferenza dei capigruppo). Non sarà facile, perché in questo momento von der Leyen non ha riscosso successi, e i numeri sono tutti da trovare.
I Verdi hanno detto che non la sosterranno, e altrettanto ha fatto sapere la sinistra radicale (GUE). Non ha convinto. Il confronto avuto con questi due gruppi non ha sortito alcun effetto se non quello di una chiusura ancora più decisa delle famiglie politiche già scettiche sul nome trovato dai capi di Stato e di governo.
Pure i sovranisti di Marine Le Pen e Matteo Salvini (ID) minacciano di votare contro, ma questa non è una novità. Restano ancora da eleggere alcuni vicepresidenti di commissione parlamentare. Se alcune caselle fossero occupate da esponenti ID allora si potrebbe avere un voto favorevole. Per l’Italia c’è comunque l’incognita Lega. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, alla fine ha appoggiato von der Leyen, e votare contro la tedesca vorrebbe dire sconfessare il premier e screditarlo in seno al Consiglio.
I popolari hanno detto che voteranno compatti, ma tra l’intenzione di voto dichiarata e il voto espresso davvero rischia di esserci una differenza. Tra i tedeschi della CDU c’è chi considera von der Leyen troppo di sinistra. Inoltre in commissione Libertà civili è saltata la vicepresidenza per Fidesz, il partito del premier ungherese Viktor Orban la cui appartenenza al PPE è attualmente congelata. I Verdi hanno chiesto un nome alternativo a quello di Balázs Hidveghi, per via delle questioni aperte sullo Stato di diritto. Il PPE non ha saputo fare quadrato attorno al membro di Fidesz, e tutto è rimandato. Fidesz potrebbe tirarsi indietro. Sono 13 voti, che possono pesare molto in un contesto molto incerto e ancora tutto in bilico.
I voti potenzialmente mancanti di Fidesz potranno essere colmati con quelli del Movimento 5 Stelle, che di deputati ne hanno 14. Apprezzano gli impegni di von der Leyen sul salario minimo, che ben si coniuga con gli sforzi sul reddito di cittadinanza in Italia. E sicuramente la vicepresidenza del Parlamento data dai gruppi pro-europeisti a Fabio Massimo Castaldo non può passare del tutto gratuitamente.
I socialisti continuano a essere divisi. Il PPE ha sostenuto David Sassoli per la presidenza del Parlamento europeo, e si attendono un ricambio di favore. Ma ai tedeschi e agli spagnoli von der Leyen piace poco, molto poco. E potrebbero far mancare il sostegno. Anche gli italiani del PD hanno ammesso di aver trovato la candidata designata “molto deludente”, ma per loro è più difficile tirarsi indietro, vista posizione conferita a Sassoli. Tra i socialisti si rischia un voto per ordine sparso.
I liberali non si sbilanciano. La questione di una vicepresidenza per Margrethe Vestager paritaria a quelle del socialista Timmermans nel prossimo esecutivo comunitario può essere accomodata. E’ sullo stato di diritto che i liberali chiedono più garanzie, e qui von der Leyen è un bivio: impegni blandi vuol dire perdere parte dei voti dei liberali (RE) per conquistare una parte dei conservatori (ECR), impegni in senso severo le garantirebbe il sostegno di RE a scapito di quello di ECR.
Ursula von der Leyen avrà a disposizione la mattinata di martedì 16 luglio per convincere l’Aula e trovare i voti necessari per essere eletta (almeno 376) il suo discorso sarà probabilmente decisivo, visto che i numeri al momento non sono garantiti. Sembra che sia stata proprio la tedesca a chiedere di andare subito al voto, nonostante le reazioni fredde dei gruppi. Vuole forzare la mano, e costringere l’Europa a decidere. Un azzardo, ma forse necessario data la situazione. Anche se il voto dovesse andare a buon fine, la maggioranza rischia di essere risicata, e probabilmente a geometrie variabili. Se invece l’Aula farà mancare i numeri l’inizio della legislatura comunitaria slitterebbe, e porterebbe con sé gli strascichi di scontri inter-istituzionali e inter-partitici. In nessuno dei due casi sarebbe una buona notizia per l’Europa.