Roma – La Commissione europea aspettava almeno un segnale, possibilmente un documento ufficiale, ma il governo italiano ha deciso per un rinvio. Slitta alla prossima settimana l’assestamento di bilancio, uno dei segnali attesi nella trattativa per evitare la procedura per deficit eccessivo. Assestamento con relazione al Parlamento, un atto necessario e che, non solo non è pronto ma è ancora oggetto di discussione politica tra la Lega e i Cinquestelle. Quel plafond di circa 8 miliardi individuato per trascinare in basso, al 2,1 % il deficit Pil del 2019, non è ancora condiviso dai due alleati che sui saldi continuano a sospettare l’uno dell’altro.
Il presidente del Consiglio Conte è poi in partenza per il G20 di Osaka, e spera di poter continuare a svolgere il suo ruolo di mediatore tra i ‘grandi’ europei e riuscire ad arrivare alla riunione straordinaria sulle nomine, convocata per il 30 giugno, con qualche argomento in più.
Un possibile rinvio di qualche mese da parte dell’UE è l’indiscrezione che fanno filtrare da Palazzo Chigi, margine che finora non trova conferma a Bruxelles dove sia Dombrovskis che Moscovici, si sono mostrati determinati nel far rispettare la regola del debito. Ci sarebbe, dicono gli italiani, la disponibilità a una rilettura dei conti più favorevole per il 2019 (da qui l’ottimismo rilanciato dal ministro Tria sulla trattativa) e più margine di tempo per il 2020. Per qualsiasi decisione in merito, però, servono numeri neri su fogli bianchi, impegni precisi e non dichiarazioni tipo “i nostri calcoli sono più favorevoli”, come sentito nei giorni scorsi.
Il dossier sui conti italiani, è stato annunciato da Bruxelles, sarà nuovamente oggetto di esame nella riunione della Commissione del 2 luglio durante la plenaria del Parlamento europeo, e come ultimo e definitivo passo c’è l’Ecofin fissato per il 9, e sarebbe bene che gli impegni di Roma arrivassero prima dell’inizio di luglio. Difficile fare previsioni sulla decisione che imporrebbe all’Italia un rientro forzato del debito per un arco di tempo fino a sei anni. I dettagli della procedura però non sono definiti, soprattutto perché sarebbe la prima volta che viene preso un provvedimento così grave contro un Paese membro.
Proprio in quanto inedito, gli stessi effetti più o meno destabilizzanti per l’eurozona, non sono noti ed è qui che probabilmente si spiega la prudenza della Commissione. Per ora l’Italia non ha fornito elementi sufficienti da scongiurare la bocciatura ma la valutazione dei ministri dell’economia e delle finanze sarà pesata anche politicamente. Qualsiasi sarà l’esito resteremo dei sorvegliati speciali.