Bruxelles – Il candidato popolare alla guida della Commissione europea Manfred Weber non cede, e in un’intervista concessa ieri a Die Welt am Sonntag insiste nel sostenere che la democrazia impone che a guidare l’esecutivo europeo deve essere lui.
💬"Now it is up to the MEPs. I really hope that the Socialist and Liberal MEPs e.g., show that they stand for Parliamentary democracy in Europe. It would be tragic if they put the interest of some capitals above the interests of a newly elected strong @Europarl_EN.” @ManfredWeber pic.twitter.com/OjiawkMagd
— EPP Group (@EPPGroup) June 23, 2019
I Capi di stato e di governo nel Consiglio europeo di giovedì scorso hanno bocciato il suo nome, già respinto in Parlamento da socialisti e liberali, ma il tedesco insiste, con il sostegno, almeno formale, del PPE. Sembra in realtà un posizionamento negozia, tattico, dei popolari, che oramai hanno capito che Weber non ha chances e però tengono per ora “coperto” un nome alternativo per evitare altre bocciature e per poter dire che tutto il possibile è stato fatto.
Nella sua intervista il tedesco mette in guardi contro la “diplomazia delle stanze chiuse” e chiama i colleghi del parlamento al sostegno, “tocca a loro”, sostiene perché è necessario lavorare ad una “urgente democratizzazione dell’Unione”. “Sarebbe tragico – argomenta Wber – se gli interessi di alcune capitali fossero messi davanti alla volontà degli elettori”.
A parte la mancanza di una maggioranza in parlamento però Weber deve fronteggiare la ferma opposizione del presidente francese Emmanuel Macron, che non ha mai sostenuto il progetto delle spitzenkandidat e che, in particolare, ritiene, con molte ragioni, che Weber non abbia la statura e l’esperienza adatte al ruolo, non avendo nessuna esperienza di governo nel suo curriculum.
Pieyre-Alexandre Anglade, il responsabile per gli affari europei di Republique en marche, il partito di Macron, è intervenuto nella questione con un tweet molto duro.
Rappelons les faits !
Le @PPE a saboté les listes transnationales de peur de perdre des voix au profit des forces progressistes.
Elles étaient pourtant pensées pour renforcer la démocratie parlementaire en permettant aux Européens de voter directement pour leurs dirigeants. https://t.co/5crzqJ2Rww
— Pieyre-Alexandre Anglade (@PA_Anglade) June 23, 2019
“Ricordiamoci i fatti – scrive -. Il PPE ha distrutto le liste transnazionali perché temevano di perdere terreno nei confronti delle forze progressiste, che avrebbero rinforzato la democrazia parlamentare permettendo ai cittadini di votare direttamente per i loro leader”.
Dalla Francia, sembra, non si passa insomma.
Intanto questa mattina il presidente del Consiglio europeo, il popolare Donald Tusk, riceve i capigruppo parlamentari della maggioranza, un tassello nel lavoro per trovare un accordo entro il vertice straordinario del 30 giugno dal quale si vogliono far uscire le nomine.