Bruxelles – Le carte in tavola sono ancora coperte per quanto riguarda i nomi, ma l’intesa a grandi linee c’è. L’intricato mosaico delle presidenze delle istituzioni comunitarie potrebbe davvero risolversi nel giro delle prossime ore, ma deve risolversi lo scontro tra Francia e Germania sul ruolo dei candidati alla Commissione indicati dai gruppi parlamentari. Berlino è schierata con il sistema dello spitzenkandidat, Parigi è contro. Ed anche in Parlamento le posizioni non sono unanimi.
Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, sembra però credere che una soluzione sia possibile a breve, e si dice “cautamente ottimista” circa la possibilità di chiudere tutto al Consiglio europeo entro domani notte. Il vero nodo è il successore di Jean-Claude Juncker alla testa dell’esecutivo comunitario. Sciolto quello, tutti gli altri incarichi da rinnovare (presidente del Consiglio europeo, presidente della Bce e Alto rappresentante, e, nel pacchetto ma di competenza del Parlamento, anche il presidente dell’Eurocamera) verranno da sé. Di questo sono tutti convinti, così come sembra accettato da tutti che a fronte dei risultati delle elezioni europee, la Commissione europea spetti ai popolari (PPE).
E’ il nome di Manfred Weber a non attrarre però i consensi degli altri interlocutori. Ma sulla possibile alternativa cristiano-democratica è ancora buio pesto, e questo complica il tutto. Un nome che potrebbe far contenti un po’ tutti sarebbe quello del francese Michel Barnier, che però non ha ancora il beneplacito dell’Eliseo. A proposito, Emmanuel Macron tra contatti già avuti e quelli in programma smentisce il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che non compare nell’agenda del presidente francese. Questi ha già avuto contatti telefonici con i leader di Croazia e Lettonia, è in contatto con i Paesi di Visegrad (Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia e Ungheria), e domani, in occasione del vertice del Consiglio europeo, vedrà in bilaterale i leader di Germania, Portogallo, Spagna, Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi. Nessuna traccia per ora dell’Italia, che pure – parole di Conte – non risulta isolata in Europa.
Non c’è nulla di stabilito sulle nomine. Allo stato attuale nulla può essere escluso, assicurano gli addetti ai lavori, probabilmente dicendo una parte della verità. E’ vero che non c’è ancora un accordo, ma se è vero che la Commissione deve andare al PPE, automaticamente decadono tutta una serie di scenari. Quello di Margrethe Vestager, ad esempio. Donna, liberale, la candidata attualmente a capo dell’antitrust comunitario nonostante la stima unanime è fuori gioco. Se la Commissione va al PPE, allora risulta difficile immaginare Angela Merkel, anch’essa PPE, alla testa del Consiglio europeo.
Rappresentanza di genere (due-tre uomini e almeno una donna) e rappresentazione geografica (in particolare est-ovest) restano i punti cardine di Donald Tusk. Il polacco cercherà di proporre nelle caselle personalità che possano mettere tutti d’accordo. I nomi circolanti, non ancora bocciati, lasciano qualche dubbio per quanto riguarda la distribuzione: Ska Keller (Verdi, Germania), Michel Barnier (PPE, Francia), Guy Verhofstadt (liberali, Belgio), Angela Merkel (PPE, Germania), Manfred Weber (PPE, Germania), Frans Timmermans (PSE, Paesi Bassi), Helle Thorning-Schmidt (PSE, Danimarca). Ecco che le quotazioni di Kristalina Georgieva (PPE, Bulgaria), nome circolato in queste settimane, potrebbe riprendere a salire.
Nessuno per ora azzarda nomi. Quelli del resto sono praticamente tutti già sul tavolo. E’ il tassello della Commissione che blocca l’interno processo. Che potrebbe anche rischiare di arenarsi. C’è la consapevolezza che la cena di domani potrebbe non risolvere la questione delle nomine. Ma un eventuale vertice straordinario la prossima settimana per quanto “teoricamente possibile” è comunque “logisticamente e praticamente poco probabile”, fanno notare dal Consiglio dell’UE. Il G20 di Osaka (28 e 29 giugno) vedrà leader europei in Giappone, cosa che rende oggettivamente complicato mettere in agenda un incontro. “I capi di Stato e di governo saranno in città anche venerdì…”, ragiona una fonte. Si profila dunque la possibilità di un vertice più lungo del previsto, ma che potrebbe risolvere tutto nelle prossime ore.
Le attività politiche fervono. Sono previsti tanti contatti telefonici, e molti se ne avranno anche prima del vertice. “Avremo 24 ore molto dinamiche prima della cena”, assicurano a Bruxelles. Segno che c’è la voglia di chiudere. Non sarà solo una questione di leader. Anche i capigruppo parlamentari sono stati e saranno ancora ascoltati in questo complicato gioco politico-partitico. Che si vuole chiudere quanto prima.