Bruxelles – “Le regole di bilancio ci sono perché siano rispettate da tutti, per quanto complesse possano essere diventate”. Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, torna sulla questione dei conti pubblici. Non nomina mai l’Italia nel suo intervento alla conferenza sui 20 anni dell’unione economica e monetaria. Eppure da settimane si consuma il braccio di ferro tra Roma e Bruxelles, con l’UE orientata ad avviare una procedura per eccesso di debito.
Da Sintra (Portogallo), dova la Banca centrale europea ha deciso di organizzare l’evento, Juncker ripercorre la storia degli ultimi 15 anni, che premia Francia e Germania benché “contravvennero alle regole”, assestando un duro colpo alla credibilità dell’Europa e condannando l’Italia. Il principio di base, spiega, è che quindici anni fa le regole non erano così stringenti, e si poteva agire in deroga più facilmente. Una cosa non più permessa ora. L’Italia, in sostanza, non può pensare di fare quanto fatto da Parigi e Berlino anni addietro.
Juncker ricorda quella che definisce “la crisi del patto di stabilità del 2003”, quando gli allora leader di Francia e Germania, Jacques Chiraq e Gerhard Schroeder, riuscirono a piegare le regole comuni. “Francia e Germania – denuncia Juncker – contravvennero la regole per cui il deficit non deve eccedere il 3% in rapporto al Prodotto interno lordo. Sotto la pressione di questi due Paesi il Consiglio dei ministri decise di non adottare le misure correttive proposte dalla Commissione”, allora guidata dall’italiano Romani Prodi.
Si trattò di “una sconfitta” per l’Europa, ammetta il presidente uscente della Commissione europea, che “mostrò i rischi di piegare le regole per ragioni politiche”. E’ anche per questo che tutto è cambiato, da allora. “Il quadro normativo nel frattempo è stato rafforzato”, ricorda Juncker. Nel 2010 e nel 2011 il patto di stabilità e crescita è stato modificato, e nel 2013 gli Stati membri hanno approvato il patto di bilancio europeo (noto con il nome inglese di Fiscal compact). “Le regole ci sono perché siano rispettate da tutti, per quanto complesse”.
Un’affermazione che non lascia scampo all’Italia. Il mutato quadro normativo non concede sconti. Per quanto la Commissione Juncker abbia concesso proprio all’Italia grandi margini di manovra attraverso la comunicazione sulle flessibilità, documento che allarga le maglie nell’applicazione del rafforzato patto di stabilità.
Le parole del lussemburghese, in un momento di tensioni tra Italia e il resto dell’UE, vanno però intese come un tentativo di disinnescare una crisi in cui tutti hanno da perdere. L’Italia viene richiamata a rispettare le regole, ma allo stesso tempo si mette in risalto il sistema dei due pesi e delle due misure. Un modo per accendere i riflettori sui falchi del rigore, gli stessi che ieri nei confronti quel rigore decisero di fare spallucce. Un tentativo per evitare l’accanimento nei confronti del governo Conte e preparare il terreno per un compromesso.