dall’inviato
Lussemburgo – I partner non si fidano dell’Italia. E’ una crisi di credibilità, prima ancora che di finanza pubblica, quella che ha colpito il Paese. A Roma probabilmente non l’hanno capito, e da Bruxelles e Lussemburgo, dove in questo periodo dell’anno si tengono i lavori del Consiglio dell’UE, cercano di farglielo capire. Con il timore che in Italia, oltre a sottovalutare la situazione, ci si disinteressi del problema.
L’Europa è pronta a far partire la procedura per deficit eccessivo relativa al debito nei confronti dell’Italia. L’Eurogruppo ha condiviso le valutazioni della Commissione europea: allo stato attuale “è giustificata”. L’endorsement dei ministri delle Finanze alle conclusioni dell’esecutivo comunitario vuol dire che il processo va avanti. “Continueremo con i nostri lavori preparatori, che possono portare alla procedura”, spiega e avverte il commissario per gli Affari economici, Pierre Moscovici.
Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha avuto un incontro bilaterale a margine del consiglio Ecofin proprio per Moscovici, nell’intento di evitare il peggio. Fermare l’iter in corso è possibile, e in verità è quello che praticamente tutti vorrebbero. Moscovici, parlando a nome di tutti, lo dice chiaramente. “Cerchiamo il modo di evitarlo”. Tutto dipende dall’Italia, che però al momento non ha nulla di offrire. “Mica porto chiacchiere”, dice Tria dopo il bilaterale. Ma non porta nemmeno documenti né carte né nulla di nuovo.
Tria ha cercato di spiegare a Moscovici come il governo intenda raggiungere gli obiettivi di bilancio indicati nella manovra. Il problema è che senza elementi nuovi, non si fa credito all’Italia. “Accolgo con favore gli impegni di Tria, sono che sono in buona fede, ma temo che ci sia bisogno di qualcosa di più di impegni”. Commissione europea e ministri delle Finanze degli altri Stati membri chiedono a Tria e al governo di cui fa parte “dati, fatti e misure, se necessario”. E’ la riprova della crisi di credibilità e affidabilità che affligge l’Italia in questo momento.
La risposta di Tria è insufficiente più che altro perché il titolare del Tesoro è giunto a Lussemburgo a mani vuote. Gli sforzi diplomatici e tecnici non sono bastati a convincere gli interlocutori. “Purtroppo siamo a metà anno e documenti ufficiali nuovi da presentare non ce ne sono”, si giustifica il ministro davanti alle telecamere. E’ esattamente l’opposto di quello che le controparti europee si attendevano di sentire. Una risposta preludio di scontro, se l’Italia non corregge il tiro, e in fretta.
Il 9 luglio l’Ecofin dovrà dire se accoglie la raccomandazione della Commissione dunque avviare la procedura. Sul governo Conte pende l’ultimatum europeo posto dal via libera dell’Eurogruppo ad applicare le regole: o si rivedono le politiche economiche di governo, o questo verrà ‘commissariato’ e costretto a correzioni forzose. L’Italia tenta la difesa dialettica. Ma per l’Europa non è più tempo di parole. Se Tria non ha documenti ufficiale da portare, dovrà convincere Salvini e Di Maio a produrli in queste tre settimane. O sarà scontro.
Tria lascia il Granducato ripetendo che “raggiungeremo gli obiettivi di deficit senza variazioni legislative”. Moscovici va via senza dire nulla. Non proprio un bel segnale, in un momento in cui si dovrebbero dare rassicurazioni. Lascia al collega responsabile per l’Euro, Valdis Dombrovskis, di tornare sull’argomento Italia. “Uno degli obiettivi delle regole di bilancio europee è garantire stabilità dei conti”, dice il lettone. “Correzioni sostanziose saranno necessarie, spetta all’Italia presentare nuovi elementi e misure”. Smentisce le parole Tria che non parla di modifiche legislative. E gli ricorda che in questo momento il problema non sono gli obiettivi di deficit. “Il debito deve diminuire, non aumentare”.