dall’inviato
Lussemburgo – L’Eurogruppo di Lussemburgo non è quello che deve decidere se aprire o meno la procedura per deficit eccessivo relativamente al debito a carico dell’Italia, eppure la riunione inizia come peggio non si può per il governo Conte. C’è un aggiornamento all’agenda, tanto per cominciare. “Parleremo dell’Italia”, annuncia il presidente dell’Eurogruppo, il portoghese Mario Centeno. Era stato ipotizzato che qualcuno potesse chiedere di affrontare il tema Italia, ma fino a questa mattina non v’era alcuna ufficialità. Una modifica dell’ordine dei lavori che non promette bene.
I partner europei vogliono risposte. Centeno invoca “chiarezza” sulle misure che il governo italiano intende prendere, anche a nome degli altri ministri oggi attorno al tavolo. Il presidente dell’Eurogruppo pone l’accento sugli “impegni”, quando il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, arrivando nel granducato, si dice pronto a “fornire dati”. Quello che gli altri non vogliono. Dall’Italia si attendono più di cifre e numeri, si attendono risposte. Misure. “Di manovre correttive non ne abbiamo bisogno”, dice Tria. “Daremo i dati, e diremo da dove provengono”.
Italia ed Europa sono ai ferri corti, e il dialogo, che pure da entrambe le parti si assicura ci sia e sia continua, appare un dialogo tra sordi. Se l’interlocutore tricolore non riesce o non vuole sentire ragioni, presto o tardi, già a inizio luglio, ne pagherà le conseguenze. “Ci sono molte incertezze politiche accumulate al di fuori della zona euro, come la Brexit”, premette Centeno. “Abbiamo bisogno di ridurle, ma anche di non contribuire ad ulteriori incertezze politiche dalle nostre stesse aree”. Riferimento all’Italia, considerato un rischio per l’eurozona. “E’ importante mantenere gli impegni, questo è ciò che apporta credibilità al nostro processo politico”. Ed è pure “importante prendere decisioni”. Perché, ricorda il portoghese, “se non prendiamo decisioni, i cittadini non capiranno il motivo sul perché stiamo facendo riunioni così lunghe”.
L’Eurogruppo è pronto allo scontro con l’Italia. La pazienza è finita. Anche un portoghese come Centeno, socialista e non propriamente un falco del rigore, ma comunque proveniente da un Paese che ha subito il programma europeo di risanamento dei conti, scarica l’Italia. C’è l’impressione che Roma non abbia capito cosa rischia, in caso di un mancato cambio di rotta.
In caso di procedura per deficit eccessivo riferito al debito, le regole prevedono la riduzione di un ventesimo l’anno dell’eccesso di debito. L’Italia ha un debito al 132% in rapporto al Pil, quando il massimo consentito è il 60%. Per l’Italia vorrebbe dire riduzione forzata e obbligata del 3,65% annuo del debito. Vuol dire tagli da 65 miliardi di euro, uno sforzo attenuabile in presenza di crescita. L’Italia rischia seriamente di essere la nuova Grecia.
“Dimostreremo che raggiungeremo gli obiettivi”, sostiene il titolare del Tesoro. Esattamente quello vogliono i partner. Che però non vogliono parole né dati. “Ci aspettiamo che l’Italia prenda le misure appropriate” per rispettare le regole comunitarie e gli impegni concordati, rimarca il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Mair. Si chiede una manovra correttiva, cosa che Tria nega. Posizioni inconciliabili dalle conseguenze dolorose.
Il commissario per l’Euro, Valdis Dombrovskis, avrà un bilaterale con Tria. Cercherà di convincerlo che il governo deve produrre qualcosa di nuovo. “Siamo pronti a tenere conto di ulteriori elementi che l’Italia potrebbe proporre, che in ogni caso implicherebbero correzioni sostanziali della traiettoria di bilancio dell’Italia”.