Roma – Il governo vuole evitare la procedura d’infrazione ma senza ricorrere a una vera manovra correttiva. Ad assicurare la “stabilità finanziaria come elemento imprescindibile” è il ministro dell’Economia Giovanni Tria, chiamato in Parlamento a riferire sulla minaccia che incombe da Bruxelles. Rischio che si fa sempre più concreto secondo quanto emerge dal comitato economico e finanziario che confermerebbe l’orientamento della Commissione, cioè che una procedura per eccesso di deficit legata alla regola del debito, “è giustificata”. Il rapporto rappresenta la base per una decisione più politica che verrà presa nelle prossime settimane.
In un’intervista rilasciata al sito ‘Politico.eu’, Jean Claude Juncker pensa che “l’Italia si stia muovendo in una direzione sbagliata, quindi dobbiamo prendere decisioni rilevanti in questo campo”. “Non ancora” una minaccia per la stabilità finanziaria dell’Europa, dice il presidente della Commissione che chiede al governo di correggere la rotta. Se poi c’era qualcuno che pensava di poter contare a Bruxelles su maglie più larghe, dovrà ricredersi: proprio oggi il governo lettone ha confermato nel ruolo di Commissario (si vedrà con quale portafoglio) uno dei falchi del rigore dei conti, Valdis Dombrobvskis.
“A Juncker rispondo cordialmente che anche lui con la Grecia ha sbagliato direzione” e la replica puntuta del premier Conte, “nel governo siamo tutti determinati a evitare la procedura d’infrazione e prima di ammettere un torto, ci dia la possibilità di aggiornarlo sui conti”.
La linea è anche quella del ministro Tria che punta a rassicurare, facendo il possibile “per tenere un dialogo costruttivo alla ricerca di un ragionevole punto d’incontro” con l’UE. Non proprio la stessa direzione dei due vicepremier Di Maio e Salvini che continuano a considerare il “rischio procedura” un evento improbabile o non così grave. Mentre Conte e Tria considerano necessario “centrare gli obiettivi di finanza pubblica” anche se questo non necessariamente comporterà una correzione come richiesto da Bruxelles nella lettera inviata a Palazzo Chigi.
Il ministro ha spiegato in aula che le previsioni sui saldi sono in evoluzione e in conseguenza dell’andamento delle entrate tributarie, a fine anno il deficit/Pil potrebbe essere al 2,2 invece del 2,4%. Le riforme del reddito di cittadinanza e di ‘quota 100’ poi potrebbero riservare una quota di risparmio di circa 1,2 miliardi, “con un ulteriore discesa del deficit al 2,1 senza però incidere sui servizi di welfare”.
Nonostante la crisi che ha investito non solo l’Italia e che ha abbassato tutte le previsioni di crescita dell’UE, il Governo rivendica di aver mantenuto un atteggiamento prudenziale. Allo stesso tempo “è nostro interesse normalizzare definitivamente le condizioni del nostro mercato dei titoli di Stato, la cui solidità è fondamentale non solo per i risparmiatori e le istituzioni finanziarie, ma anche e soprattutto per una vera ripresa dell’economia”.
Si vedrà se questi argomenti saranno sufficienti per convincere la Commissione a non dare il via alla procedura che inevitabilmente farà salire anche lo spread e la febbre dei mercati con un’ulteriore spesa per interessi da sostenere.