Bruxelles – Il tempo delle spiegazioni è finito, così come quello degli slogan. L’Italia non gode più di credito in Europa, e il commissariamento appare inevitabile. Parola di Jean-Claude Juncker, duro e diretto nei confronti dell’Italia. Il presidente della Commissione europea viene incalzato sul governo di Roma e le politiche economiche che si intendono portare avanti in occasione dell’intervista concessa a Politico, con una domanda secca alla quale non si sottrae.
L’Italia è una minaccia per la stabilità finanziaria? Questa la domanda rivolta al Lussemburghese. “Non ancora”, risponde. Quindi argomenta e assesta il colpo. “Non voglio umiliare la repubblica italiana con delle dichiarazioni pubbliche, ma abbiamo già detto in modo chiaro che l’Italia sta imboccando una direzione insostenibile, e rischia di restare per anni sotto procedura per debito eccessivo”.
Parole dure quelle di Juncker, che in quanto capo della Commissione europea ha già vidimato la situazione di morosità dell’Italia. La settimana scorsa il collegio dei commissari, nell’adottare le raccomandazioni specifiche per Paese, ha riconosciuto che l’Italia non sta rispettando la regola di riduzione del debito, che impone agli Stati membri con forte indebitamento l’obbligo di riduzione. E’ il passo formale che serve agli Stati membri per poter chiedere ufficialmente di agire contro gli stati inadempienti, in questo caso l’italia.
Una eventuale apertura di procedura vorrebbe dire per l’Italia avere le mani legate nelle politica fiscale. Un vero e proprio commissariamento, con l’impossibilità di spendere e il dovere di ridurre la spesa che a quel punto si tradurrebbe in politiche di tagli e magari privatizzazioni forzose dei gioielli di famiglia (sempre meno, per la verità). Oltre al dover versare all’UE depositi pari allo 0,2% del Pil, che possono tramutarsi in vere e proprie multe.
Juncker attacca ancora una volta l’Italia sulla flessibilità, la possibilità di non prendere in conto determinate spese ai fini del calcolo di deficit. “Per i problemi che ha l’Italia abbiamo deciso di produrre lo schema di flessibilità. Lo sanno tutti, ma non lo sa nessuno in Italia, dove si continua a dipingere la Commissione come un nemico dell’Italia”.