Bruxelles – “Le procure tedesche non offrono una garanzia d’indipendenza dal potere esecutivo sufficiente per poter emettere un mandato d’arresto europeo”. Il verdetto della Corte di giustizia dell’UE è dirompente. E’ una bocciatura al sistema tedesco che nessuno, fino a oggi, poteva immaginare, e che è destinato a far discutere.
Le criticità del sistema di giustizia della Germania sono emerse a seguito dei ricorsi presentati da due cittadini lituani e un cittadino rumeno colpiti dall’esecuzione di mandati d’arresto europei emessi da alcune procure tedesche e dal procuratore generale di Lituania ai fini dell’esercizio di azioni penali. Il caso ha prodotto l’esito inatteso.
La Commissione europea ha aperto contro la Polonia il procedimento che può portare anche alla sospensione dei poteri di voto in seno al Consiglio, per lo stesso esatto motivo: ingerenza dell’esecutivo sui giudici. A Lussemburgo non hanno dubbi: ai sensi delle normative comunitarie vigenti, nell’ambito di un mandato di arresto europeo il principio di ‘autorità giudiziaria emittente’ “non ricomprende le procure di uno Stato membro, come quelle della Germania”, che siano esposte al rischio di essere soggette, direttamente o indirettamente, a ordini o a istruzioni individuali da parte del potere esecutivo, quale un Ministro della Giustizia.
Un mandato d’arresto europeo costituisce una “decisione giudiziaria”, e dunque perché possa essere spiccato occorre che la decisione venga presa da un’autorità giudiziaria vera e propria. In altri termini, l’autorità incaricata di emettere un mandato d’arresto europeo “deve agire in modo indipendente nell’esercizio delle proprie funzioni”, e questo non è il caso delle procure tedesche. Un esame della legislazione nazionale fa emergere che la legge “non esclude” che la decisione delle procure di emettere un mandato d’arresto europeo possa, in un caso individuale, possa essere soggetta a un’istruzione del Ministro della Giustizia del Land interessato”.