Bruxelles – Il mancato rispetto dello Stato di diritto in Polonia e Romania “persiste”, e allora la Commissione europea prende provvedimenti avviando una procedura d’infrazione contro il governo di Varsavia e mandando un avvertimento al governo di Bucarest, che ha la presidenza di turno del Consiglio UE. “Se c’è una violazione dello Stato di diritto dobbiamo intervenire, e se la violazione persiste interverremo ancora”, dice il vicepresidente dell’esecutivo comunitario, Frans Timmermans, annunciando le decisioni prese dal collegio dei commissari.
Contro la Polonia parte la terza infrazione. Due procedure sono state lanciate rispettivamente il 29 luglio 2017 e il 2 luglio 2018. Nel mirino dell’UE le misure di Varsavia per i tribunali ordinari e l’obbligo di pensione con la nomina dei nuovi giudici da parte del governo, e le stesse norme su pensionamento e sostituzione dei giudici della corte suprema.
Dopo anni, è cambiato poco o niente. Si contesta, questa volta, la nuova normativa che consente di sottoporre i giudici ordinari alle indagini disciplinari, alle procedure e infine alle sanzioni, a causa del contenuto delle loro decisioni giudiziarie. Si teme inoltre per l’indipendenza e l’imparzialità della Camera disciplinare della Corte suprema, responsabile per le decisioni contro i giudici. Questa Camera disciplinare è composta esclusivamente da nuovi giudici selezionati dal Consiglio nazionale per la magistratura i cui membri-giudici sono ora nominati dal parlamento polacco (Sejm).
“Il nuovo regime disciplinare – lamenta Bruxelles – mina l’indipendenza giudiziaria dei giudici polacchi, non offrendo garanzie necessarie per proteggerli dal controllo politico, come richiesto dalla Corte di giustizia dell’Unione europea”.
Altro tasto dolente per la Commissione europea è la Romania, presidente di turno del Consiglio UE. Un avvertimento è stato inviato a Bucarest, rileva Timmermans. Preoccupa la situazione relativa alla corruzione, e si chiede allo Stato membro di fare passi avanti altrimenti “ulteriori misure potrebbero essere prese”.
La Commissione vede comunque un deterioramento generale della situazione, e ha deciso di avviare un riflessione politica sul concetto di “Stato di diritto”. Nella comunicazione inviata ai governi si chiede cosa si debba intendere per ‘Stato di diritto’ e come agire. Nelle intenzioni del collegio dei commissari si vorrebbe ampliare la portata del concetto, ma una documento decisionale l’esecutivo comunitario lo produrrà “a giugno”, dice Timmermans. Tutto rinviato a dopo le elezioni, allora.