Bruxelles – Da quando l’Ungheria ha deciso di erigere il suo muro ai confini con la Serbia sempre più persone in fuga per la ricerca di una vita migliore in Europa sono state costrette ad intraprendere il loro viaggio attraverso i territori della Bosnia ed Erzegovina e la Croazia. Il loro scopo è quello di riuscire a raggiungere la Slovenia o l’Italia tramite i Balcani, per entrare nell’area Schengen, dove la libera circolazione delle persone renderebbe il loro tragitto più semplice.
Secondo un report di Amnesty International sembrerebbe che proprio durante il passaggio tra Sarajevo e Zagabria i migranti incontrino le maggiori difficoltà. Quasi tutti i 5.500 rifugiati nei campi di Bihac e Velika Kladusa (entrambe le città nella zona nord-occidentale della Bosnia) sono stati respinti dalla Croazia e dalla Slovenia, mentre un terzo degli individui intervistati da Amnesty dichiara di aver subito violenze per mano della polizia croata. Tra i maltrattamenti più comuni si fa cenno alle violenze fisiche subite da molti o alla confisca dei beni dei malcapitati, il tutto con lo scopo da parte delle autorità croate di dissuadere i migranti dal compiere ulteriori tentativi di entrare nel paese.
La denuncia di Amnesty, oltre ad andare direttamente contro la Croazia e le sue misure, considerate non in linea con le convenzioni internazionali per i diritti umani, va anche contro l’Unione Europea, la quale continua a finanziare il paese per garantire controlli sulle frontiere. Ispezioni cui Zagabria tiene particolarmente al fine di farsi vedere pronta ad aderire anche lei agli accordi di Schengen a partire dal 2020. “L’UE è complice delle violenze e degli abusi della polizia contro i rifugiati e i migranti – afferma il report -. I governi europei sono complici delle sistematiche violazioni alla legge per i violenti respingimenti e le espulsioni collettive di migliaia di richiedenti asilo”.
Oltretutto i problemi sembrano destinati a crescere. “Con l’aumento delle temperature e lo scioglimento delle nevi, il numero di gente che tenterà di attraversare la Croazia crescerà. Ma con la Bosnia Erzegovina impreparata a gestire l’arrivo di un numero crescente di persone in cerca di protezione, bisognerà agire per evitare una crisi umanitaria nei confini dell’Unione europea “, ha dichiarato Massimo Moratti (vicedirettore di Amnesty International per l’Europa). Ma nonostante questo, dal rapporto si ricava che le istituzioni non abbiano intenzione collaborare con le varie ONG (Organizzazioni Non Governative) operanti sul territorio. In particolare la Croazia da l’impressione di respingere questi aiuti, trattenendo, e in alcuni casi minacciando di ricorrere al penale, le organizzazioni che sono li per dare appoggio agli esuli, molte volte per coprire i sempre più frequenti attacchi nei confronti dei rifugiati.
“Per capire dove sono le priorità dei governi europei basta semplicemente seguire i solo – denuncia Moratti -. I loro contributi finanziari per l’assistenza umanitaria sono rimpiccioliti dai fondi forniti per i controlli delle frontiere, che includono equipaggiamenti per la polizia di frontiera croata e arrivano anche a pagare i loro salari”.
La questione migranti rimane dunque uno dei temi più sensibili per l’Unione Europea, la quale mostra di avere ancora molto lavoro da fare per risolvere la questione, che nel frattempo viene gestita in maniera approssimativa, lasciando, come in questi casi, la responsabilità dell’accoglienza a paesi incapaci di occuparsene.