Bruxelles – Nel 2017 le persone riuscite ad ottenere la cittadinanza di un Paese membro dell’Unione Europea sono state 825.000, in calo rispetto alle 995.000 del 2016 ed alle 841.000 del 2015. Di questi il 17% sono cittadini di un altro Stato dell’Unione, con rumeni, polacchi e britannici che occupano le prime tre posizioni.
Proprio i cittadini del regno ultimi fanno registrare uno dei tassi di crescita più alti, passando dalle 6.555 persone del 2016 alle 14.911 del 2017, un incremento del 127%, dovuto molto probabilmente alla volontà di queste persone di restare cittadine di un Paese dell’unione europea dopo la Brexit.
Più in generale, il gruppo più ampio di persone che hanno ottenuto la cittadinanza di un Paese membro dell’Unione Europea è di provenienza marocchina (67.900 persone che per l’83% sono state accolte da Italia, Spagna e Francia), cui seguono albanesi, indiani, turchi, romeni, pachistani, polacchi e brasiliani, che calcolati insieme rappresentano circa un terzo del totale dei naturalizzati europei (34%).
Più della metà degli Stati membri dell’UE hanno aumentato il numero di cittadinanze concesse se paragonati ai numeri del 2016, con gli aumenti più importanti fatti registrare da Romania con un +50% insieme al Lussemburgo, Slovacchia (+33%), Malta (+32%) e Finlandia (+30%).
Tra le nazioni che hanno riportato le cadute più alte troviamo invece: Croazia (-83%), Spagna (-56%), Danimarca (-52%) ed Estonia (-51%).Tenendo presenti i tassi di naturalizzazione, ossia il numero di persone che nell’arco di un anno hanno acquisito la cittadinanza di un Paese in relazione al numero dei soli residenti stranieri, la Svezia è la nazione che ha garantito il più alto numero di cittadinanze (8,2 per ogni 100 residenti stranieri), seconda la Romania (5,9) cui fa seguito la Finlandia (5), il Portogallo (4,5) e la Grecia 4,2). Ultima posizione per l’Estonia con 0,4 per ogni 100 residenti stranieri.
L’Italia è la nona in Europa in questa classifica, con poco meno di 3 persone ogni 100 abitanti.