Bruxelles – Estonia sempre più al femminile dopo le elezioni parlamentari, che vedono il Partito Riformatore Estone (Eesti Reformierakond, ER), rappresentante del centrodestra, divenire la prima forza politica del paese dando la possibilità alla sua segretaria, Kaja Kallas, di poter essere nominata prima ministra. Mai vi è stato un capo di governo donna nella cosiddetta Silicon Valley Europea.
Avvocata ed ex deputata al Parlamento europeo, ha incentrato la sua campagna elettorale sul taglio delle tasse e sulla creazione di nuovi posti di lavoro per abbassare i livelli di disoccupazione nel paese, ed ora potrebbe trovarsi a lavorare insieme al Capo di Stato Estone, Kersti Kaljulaid, anch’essa prima Presidente donna nella storia di questa nazione, e ad un Parlamento in cui mai avevano seduto 29 deputate su 101 membri.
Subito dopo l’ER che ha preso il 28,9% dei voti, in rialzo dal 27,7% delle ultime votazioni, troviamo il Partito di Centro Estone (Eesti Keskerakond, EK) con il 23,1% e 26 seggi assicurati, seppure il trend è in leggero calo. A fare il grande passo in avanti è Il Partito Popolare Conservatore Estone (Eesti Konservatiivne Rahvaerakond, EKRE), fieramente euroscettico, raddoppiando la propria presenza in parlamento con ben 19 seggi, passando dall’8,1% al 17,8%. Dodici deputati in più rispetto alle politiche del 2015.
L’ER è un partito fortemente europeista e pro-NATO, che guarda a queste due istituzioni come ad una muraglia difensiva nei confronti della confinante Federazione Russa, la quale ha inglobato e amministrato l’Estonia durante tutto il periodo Sovietico.
La presidente dell’Estonia dovrebbe nominare il candidato a Primo Ministro nei prossimi giorni, dopo di che questi inizierà i negoziati per formare una coalizione, dal momento che nessuna delle parti è riuscita a conquistare la maggioranza in Parlamento. E’ praticamente certo che i centristi di EK perderanno la guida dell’esecutivo. Probabile sarà un’alleanza tra il Partito Riformatore Estone ed i due partiti minori dei Socialdemocratici (Sotsiaaldemokraatlik Erakond, SDE) ed i Pro Patria (Isamaa) per raggiungere una maggioranza di 56 seggi per governare.
In opposizione il partito centrista e l’EKRE, quest’ultimo uscito alla ribalta grazie ai voti presi dalle aree rurali della nazione, maggiormente colpiti dalle politiche di austerità europee, cui ha promesso un referendum per uscire dall’Unione Europea, una cosiddetta Estxit, e garantendo maggiori controlli e soluzioni nei riguardi dell’immigrazione da altri paesi europei e l’emigrazione dei cittadini estoni verso aree più ricche del continente.
Tuttavia non è da escludere che visto il pericolo posto dal Partito Popolare Conservatore Estone le due forze maggiori, ER ed EK, da sempre rivali, decidano di dare vita ad un’inaspettata alleanza.