Roma – “Ridiscutere integralmente il progetto dell’Alta velocità Torino Lione”. Recita così la mozione in cui l’alleanza M5S-Lega fa blocco e impegna l’esecutivo a rispettare alla lettera il contratto tra i due partiti. Il voto a Montecitorio (261 favorevoli e 136 contrari), di fatto consente di tenere aperta la partita fino a dopo le elezioni europee. Un congelamento che per l’alleanza gialloverde era assolutamente necessario per disinnescare le mozioni delle opposizioni del PD e di Forza Italia, in cui si chiedeva la ripresa dei lavori nei cantieri e che sono state tutte respinte.
L’analisi costi benefici, resa nota la scorsa settimana e che ha dato un parere negativo al completamento dell’opera, è tenuta in stand by, con la conseguenza che il governo ha deciso di non decidere. Solo grazie a quest’accorgimento la maggioranza può rimanere unita, considerato che i due partiti hanno una visione opposta su gran parte delle grandi opere. E le divergenze sono emerse con chiarezza anche durante il dibattito e le dichiarazioni di voto. Il ministro delle infrastrutture, Danilo Toninelli, fautore dello stop ma assente dall’aula respinge ogni tentativo di mediazione: “Basta parlare di TAV, i cittadini vogliono sentir parlare di tanti altri progetti”.
Gli attacchi più pesanti alla maggioranza sono partiti dal PD: “Questo voto è uno scambio di interessi di partito a scapito degli interessi dei cittadini”, l’accusa del capogruppo Delrio, che spiega l’accordo con la contropartita del salvataggio del vicepremier Salvini da parte del M5S, sulla vicenda del processo per la nave Diciotti. A sostegno dell’opera anche Forza Italia e oggi è nuovamente intervenuto anche il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani. “Va fatta, è nell’interesse nazionale, e non farla costerebbe di più. Crea almeno 50 mila nuovi posti di lavoro, serve per un maggiore scambio inter commerciale con la Francia e con il resto d’Europa e ad abbattere le emissioni di Co2 e di polveri sottili, quindi a tutelare l’ambiente”.