Bruxelles – Non promette nulla di buono l’intervento del presidente del Consiglio a Strasburgo. Martedì prossimo Giuseppe Conte è atteso nell’Aula del Parlamento europeo per il suo turno nel ciclo dei discorsi dei primi ministri sul futuro dell’Europa, e il momento non potrebbe essere peggiore per il capo di governo. Le tensioni tra l’Italia e la Francia sono solo l’ultimo dei motivi di preoccupazione e anche irritazione all’interno dell’Unione europea. I parlamentari di quasi tutti i gruppi lo attendono al varco, e tra chi ancora non si sbottona c’è invece chi già annuncia che chiederà conto di Francia e immigrazione.
Con ogni probabilità il co-presidente del gruppo dei Verdi, Philippe Lamberts, solleverà la questione del deterioramento nelle relazioni tra Italia e Francia. Due Paesi fondatori dell’Ue ai ferri così corti non si era mai visto, e una tale situazione non può rimanere inosservata. Conte sarà quindi incalzato sul tema, uno dei vari. Perché il gruppo della Sinistra Unitaria (GUE) annuncia già che criticherà “la criminalizzazione delle operazione di ricerca e salvataggio” nel Mediterraneo, nella sempre accesa dialettica sull’immigrazione, oltre alla generale tendenza tutta italiana di “andare verso uno scontro contro Bruxelles”.
Critiche che già da sole bastano ad attaccare Conte su fronti impegnativi. MA il clima che si sta preparando è di mettere in discussione l’atteggiamento italiano nel suo complesso, e nella sue componenti leghista (immigrazione) e a 5 Stelle (crisi con la Francia). Un insieme che non dovrebbe lasciare indifferenti neppure i liberali (ALDE), i quali si limitano a far sapere che prenderà la parola il loro capogruppo, Guy Verhofstadt, uno che non ha mai lesinato critiche e attacchi.
Ci sono poi gli ultimi dati sulle stime di crescita. L’Italia è fanalino di coda, viene definita “anemica” e addirittura a rischio di “recessione prolungata”. Quale occasione migliore per i falchi del rigore per ricordare l’importanza di fare quelle riforme strutturali e di lungo periodo che da anni ormai si chiedono al Paese? Il PPE, in tal senso, potrebbe riservare riferimenti neppure troppo impliciti.
E non finisce qui. Se le cose restano così come sono e l’agenda non subisce modifiche dell’ultima ora, il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, non dovrebbe presenziare a quella che in Parlamento europeo definiscono “apparizione” di Conte. “A causa dell’agenda del presidente, non può partecipare al dibattito. E’ il vicepresidente Katainen che vi parteciperà”, dice un portavoce. Di per sé l’assenza del lussemburghese non sarebbe la prima, E’ già accaduto, non ha partecipato ai dibattiti con i leader (Spagna, Danimarca, Polonia, Grecia, Paesi Bassi…), eppure una mancata partecipazione questa volta non passerebbe inosservata.
Juncker però non si è perso gli interventi dei leader di Francia e Germania. Politicamente parlando, una sua assenza (benché il presidente della Commissione fisicamente sarà Strasbrugo) avrà un peso, certificando una volta di più l’assenza dell’Italia nell’Europa che decide.