Bruxelles – “In Europa abbiamo sempre avuto diverse velocità. Il problema è avere un nucleo centrale di Stati che facciano da guida”. Francia e Germania, da questo punto di vista, sono delle costanti. “Senza motore franco-tedesco non si va avanti”, riconosce Romani Prodi, un presente da inviato speciale delle Nazioni Unite per il Sahel, un trascorso da presidente della Commissione europea. Sono passati quindici anni da quando guidava l’esecutivo comunitario. Da allora molto è cambiato. Soprattutto il ruolo dell’Italia, assente dal gruppo di Stati guida.
“Non mi capacito per il modo di affrontare problemi complessi con brutale superficialità”, dice Prodi. Un riferimento all’attuale governo in generale, e allo scontro più in particolare tra Italia e Francia scatenato dalle affermazioni del vice primo ministro Luigi Di Maio sul franco Cfa, ritenuto lo strumento di politiche neo-coloniali e motivo degli arrivi dei richiedenti asilo africani in Italia. “E’ un esempio della democrazia di oggi”, lamenta Prodi.
L’ex presidente del Consiglio è a Bruxelles per rilanciare il dibattito sull’Europa sociale. E’ una delle eredità politiche che si appresta a lasciare la Commissione Juncker, a cui Prodi suggerisce di concentrarsi su tre aree di intervento invece di investire ovunque col rischio di produrre poco o niente. Scuole, sanità, edilizia sociale: questi i punti da cui deve ripartire l’Europa, che secondo Prodi non è affatto a rischio.
“La Brexit ha fatto capire quanto il legame con l’Ue fosse forte e indispensabile anche per un Paese come il Regno Unito. Gli effetti negativi della Brexit sono stati sottovalutati, questa è una lezione per tutti”. Basta questo per Prodi per sostenere che l’Europa non è in pericolo. Certo, le incognite non mancano. Andare avanti così non è possibile. “L’errore è aver passato i poteri al Consiglio, che la somma degli interessi diversi ma non la sintesi delle necessità comuni”.
Di base Prodi si dice “non pessimista” per la situazione, neppure quella italiana. “Non sento più gridare ‘via dall’Europa’ o ‘via dall’euro’”. E concede al centro-sinistra una chance. “In politica i cambiamenti spesso avvengono più rapidamente di quanto si pensa. Certo, bisogna avere un’idea”. E un leader. E cita Arturo Parisi. “La politica non si fa con il che, ma con il chi”. Chi abbia orecchie per intendere, al Pd, intenda.