Bruxelles – Il quadro è assolutamente incerto, nessuno ha il bandolo della matassa, non c’è una maggioranza per nulla nel Parlamento britannico, le possibilità di negoziato con l’Ue sono al lumicino. Non ci sono neanche quei “grandi vecchi” che possono tirare fuori un coniglio dal cappello. L’operazione Brexit è in alto mare, come questo giornale ha sostenuto sin dall’inizio della vicenda una Brexit ordinata è, a questo punto, impossibile, e qualsiasi risultato sarà una cosa abborracciata, anche se la separazione saltasse del tutto.
Questa sera Theresa May affronterà un voto di sfiducia, dopo un lacerante dibattito parlamentare, che probabilmente vincerà, ma solo perché è una leader debole, oramai esautorata e infilata in un vicolo cieco, con nessuno tra i conservatori disposto, o nelle condizioni, di prendere il suo posto. Dunque meglio tenerla lì, evitare elezioni anticipate altamente incerte, e continuare una politica che sta facendo molto male al paese, dividendolo sempre più, sempre più profondamente, e indebolendolo sulla scena internazionale.
Cosa può succedere ora ci sentiamo domandare da più parti, e ci domandiamo noi stessi. La risposta è: qualsiasi cosa. Si può andare ad un veloce nuovo negoziato con l’Unione che cambi qualcosa sul tema delle dogane e del confine irlandese. Ma Bruxelles ha detto che il testo varato è il massimo che si possa avere, anche se la cancelliera tedesca Angela Merkel oggi ha aperto ad un negoziato, affermando che c’è ancora del tempo. Certo neanche ai 27 conviene una separazione senza accordo, e dunque qualche sforzo è immaginabile che possa essere fatto. Ma l’Ue deve anche proteggere i propri interessi, non solo quelli del negoziato in sé. E tra i suoi interessi c’è la salvaguardia dell’Accordo del Venerdì santo, del quale è garante, come anche quella delle proprie frontiere, soprattutto dal punto di vista commerciale. Lo spazio negoziale è poco, e probabilmente non sarà comunque sufficiente a convincere gli oppositori di May.
Si può ottenere una proroga del periodo negoziale previsto dall’articolo 50 del Trattato Ue, ma per concederla i 27 hanno già detto che vogliono avere una solida ragione, che al momento non appare. E May più volte ha ripetuto di non essere intenzionata a chiedere più tempo. Ora proporrà, entro lunedì, un nuovo percorso, potrebbe ripensarci.
O questa sera la premier potrebbe cadere, e dunque ci saranno nuove elezioni, con ogni probabilità. Cosa ne uscirà però non si sa. Potrebbero vincere i Labour, ma su che programma? Jeremy Corbin che, ricordiamolo, è personalmente favorevole alla Brexit, mentre May voto’ contro, si dice ancora contrario ad un nuovo referendum perché la priorità sono le elezioni anticipate, però nel suo partito la pressione cresce tumultuosa perché cambi idea.
Intanto tutti si preparano rapidamente al peggio, al tracollo di una separazione senza accordo il 29 marzo, che può voler dire cittadini in situazioni giuridiche incerte, treni fermi, Tir che non possono attraversare la frontiera, relazioni commerciali che si bloccano. Sarebbe una tragedia, sopratutto per i britannici, è ovvio, ma avrebbe ripercussioni pesanti in tutta Europa.