Bruxelles – Le politiche lacrime e sangue varate in Europa dall’Europa per arginare le turbolenze finanziarie sono la logica conseguenza di una crisi che non è solamente economica, ma strutturale. L’incompletezza dell’Unione europea comporta impreparazione e dover fare affidamento a soggetti che possono essere cattivi consiglieri. Jean-Claude Juncker fa auto-critica, e ammette che si è risposto con una “austerità avventata” alla grande crisi dell’eurozona prima e con “poca solidarietà nei confronti della Grecia” poi.
“Ci sono state forti critiche nei confronti delle politiche della zona euro”, premette prendendo la parola in occasione delle celebrazione dei Venti anni dell’Euro, tenute a Strasburgo. “Sì, c’è stata l’austerità, forse un po’ avventata, ma non certo perché volevamo colpire chi lavora o chi è disoccupato”. C’è stata l’esigenza di dover agire in fretta, e la fretta è stata cattiva consigliera. Juncker, che ai tempi della crisi era alla guida dell’Eurogruppo, ammette anche questo. “Mi rammarico di aver dato troppa importanza all’influenza del Fondo monetario internazionale”. E’ stato un errore. “Se la California è in difficoltà gli Stati Uniti non si rivolgono al Fondo monetario. Noi avremmo dovuto fare altrettanto”.
Oggi è stato il giorno in cui Juncker si è tolto qualche sassolino dalla scarpa, e forse lo farà ancora in questi ultimi mesi del suo mandato. Già in mattinata aveva avuto un’altra uscita tipica del suo stile, accusando il Consiglio europeo “di parlare con lingua biforcuta: promette, ma non fa quel che dice”. Questa volta l’accusa è rivolta all’inconcludenza dei capi di governo dell’Unione che hanno tutti approvato il potenziamento, con 10.000 nuove unità del Corpo europeo di protezione delle frontiere, decisione però mai diventata operativa.
Sempre parlando in Parlamento, il presidente della Commissione ha poi commentato la presidenza austriaca di turno del Consiglio, appena terminata, sostenendo che “ha servito molto bene” gli interessi europei. Però Juncker anche qui ha attaccato, polemizzando con Vienna per la mancata firma del Migration Compact: “non capisco perché lo si rifiuti, questo è stato un momento debole della biografia austriaca”.