Bruxelles – Seconda sconfitta in 24 ore per la premier britannica in Parlamento sulla questione dell’accordo Brexit. Questa sera i deputati, con un voto trasversale, hanno approvato una norma che impone al governo, in caso di sconfitta nel voto del 15 gennaio sull’intesa raggiunta con l’Unione europea, di presentare un nuovo piano entro tre giorni.
L’intento è chiaro, è spingere Theresa May a non portare il Paese ad una separazione dall’Unione senza accordo, il temuto “no deal”. In 308 contro 297 hanno votato per ridurre le due settimane normalmente previste a solo 72 ore, nel timore che la premier abbia già scelto un divorzio senza accordo, invece di altre strade, come una richiesta di prolungamento dei termini del’articolo 50 del Trattato Ue, oppure ricorrere ad un secondo referendum, o anche a elezioni anticipate.
Ne’aprire il dibattito sull’accordo, che è iniziato dopo il tesissimo voto che ha battuto il governo, May ha continuato a difendere l’intesa con l’Ue, affermando che “‘unica via per evitare il no deal è votare a favore di questo testo, che protegge i lavoratori e la sicurezza”. Alla premier ha risposto il leader labour Jeremy Corbin, sottolineando che questo testo è lo stesso che non fu posto ai voti il mese scorso “perché sarebbe stato sicuramente sconfitto”, e chiedendo che “se sarà bocciato si vada a elezioni anticipate”, e non un secondo referendum, contro il quale Corbin si è sempre espresso, in questo in linea con May.
Keir Starmer, il ministro ombra per la Brexit, ha invece insistito su una riflessione circa l’estensione dell’articolo 50, se non si sblocca la situazione. “C’è una questione sull’estensione dell’articolo 50 – ha detto – che potrebbe diventare ora inevitabile, vista la situazione in cui siamo. Ma certo, possiamo solo chiederlo, perché poi dovranno essere d’accordo i 27”. La norma del trattato prevede infatti che un prolungamento della fase negoziale pre-separazione debba essere approvata dagli Stati membri dell’Unione.
Di fatto è chiaro che May, se mai lo ha avuto in passato, ora non ha più i controllo sul processo Brexit. Se effettivamente il 15, verso le 19 (ora di Londra) si arriverà al voto e se questo come si prevede oggi sarà negativo, nessuno sa su che binari questa storia potrà procedere, ogni ipotesi resta aperta: elezioni, secondo referendum, od anche richiesta di rinvio del’articolo 50, per il quale però sarà necessario un voto parlamentare.