Bruxelles – La Commissione europea chiede a Italia e Spagna di avere una tassazione dei porti che non avvantaggi in maniera irregolare gli approdi dei due Paesi rispetto a quelli di altri Membri dell’Ue.
In due decisioni distinte, Bruxelles chiede a Roma e Madrid di conformare i rispettivi sistemi di tassazione dei porti alle norme in materia di aiuti di Stato, al fine di garantire condizioni concorrenziali eque in tutta l’UE in questo settore economico.
Margrethe Vestager, Commissaria responsabile per la Concorrenza, ha spiegato che : “I porti sono infrastrutture essenziali per la crescita economica e lo sviluppo regionale. Per questa ragione le norme UE in materia di aiuti di Stato prevedono che gli Stati membri dispongano di ampi margini di manovra per l’adozione di misure di sostegno e di investimento a favore dei porti. Al tempo stesso, per garantire condizioni eque di concorrenza in tutta l’UE, i porti che generano profitti esercitando attività economiche vanno tassati allo stesso modo degli altri operatori economici, né più, né meno.”
La Commissione ricorda che l’esenzione dall’imposta sulle società per i porti che realizzano profitti da attività economiche “può rappresentare un vantaggio competitivo sul mercato interno e pertanto comporta un aiuto di Stato che potrebbe essere incompatibile con la normativa dell’UE”. In Italia i porti sono integralmente esentati dall’imposta sul reddito delle società. In Spagna i porti sono esentati dall’imposta sul reddito delle società per quanto riguarda i loro principali cespiti, ad esempio le tasse portuali o i redditi derivati da contratti di locazione o concessione. Nei Paesi Baschi, i porti sono totalmente esentati dal pagamento dell’imposta sulle società.
Nell’aprile 2018, la Commissione ha informato l’Italia e la Spagna in merito alle proprie preoccupazioni relative ai regimi di tassazione dei porti in vigore nei due paesi. La Commissione ritiene, in via preliminare, che tanto in Italia che in Spagna “i regimi fiscali vigenti concedano ai porti un vantaggio selettivo che potrebbe violare le norme UE in materia di aiuti di Stato”.
Oggi la Commissione ha quindi invitato l’Italia e la Spagna ad adeguare la loro legislazione (che è precedente alle normative Ue in vigore) per assicurare che i porti paghino, a partire dal 1° gennaio 2020, l’imposta sulle società allo stesso modo delle altre imprese attive, rispettivamente, in Italia e in Spagna. Ciascun paese dispone ora di due mesi per reagire.
Le decisioni di oggi fanno seguiti a recenti decisioni in cui la Commissione ha chiesto a Paesi Bassi, Belgio e Francia di abolire le esenzioni dall’imposta sulle società di cui beneficiavano i rispettivi porti.