Bruxelles – Quattordici misure d’emergenza, adottate unilateralmente dall’Unione europea senza che il Regno Unito possa mettere bocca. Le ha lanciate oggi la Commissione europea, in un “Contingency plan”, un piano legislativo d’emergenza lanciato per far fronte alla sempre più concreta possibilità che tra Londra e Bruxelles non si arrivi ad un accordo di separazione per la Brexit entro il 29 marzo prossimo. Bruxelles invita anche gli Stati ad “accelerare” le loro misure nazionali. Ieri era stato il governo britannico ad annunciare il suo piano, oggi la Commissione, che lavora sul tema da molte settimane, ha formulato le sue proposte legislative da sottoporre a parlamento e Consiglio per evitare una catastrofe il 30 marzo.
Le misure riguardano, come era stato annunciato da tempo, solo pochi settori di rimario interesse, come diritti dei cittadini (a fondamentale condizione di reciprocità) servizi finanziari, trasporti aerei, dogane e politica climatica. Sono le aree, spiega la Commissione, nelle quali uno “scenario di ‘no deal’ creerebbe gravi perturbazioni per i cittadini e le imprese nell’UE”.
Ora bisogna fare in fretta, si raccomanda la Commissione, Parlamento e Consiglio devono approvare al più presto questo pacchetto, perché la separazione avverrà tra “poco più di 100 giorni”.
Bruxelles sottolinea che queste misure non possono mitigare l’impatto complessivo di una Brexit senza accordo, “né compensano in alcun modo la mancanza di preparazione degli stakeholder o replicano i pieni benefici dell’adesione all’UE o le condizioni di qualsiasi periodo di transizione, come previsto nell’accordo di revoca”. Un ennesimo monito a Londra, in generale contro la scelta della Brexit, in particolare contro la scelta, di non approvare l’accordo firmato da Theresa May con i 27 partner dell’Unione.
La premier spinge da Londra, i 27 da Bruxelles, descrivendo i pesanti scenari che si aprirebbero se il Parlamento britannico decidesse a gennaio di bocciare l’accordo. Si fa pressione di brexiters più recalcitranti nella speranza di spaventarli, o di portarsi alla ragionevolezza.
In alcuni settori, spiega la Commissione “è assolutamente necessario proteggere gli interessi vitali dell’UE”, e le misure adottate “di norma, saranno di natura temporanea, di portata limitata e – si sottolinea anche nello spirito cui accennavamo prima – adottate unilateralmente dall’UE”. Ed il lavoro non finisce qui, nelle prossime settimane l’esecutivo comunitario “verificherà la necessità di ulteriori azioni e continuerà a sostenere gli Stati membri nel loro lavoro di preparazione”.
Il documento varato oggi, undici pagine, invita gli Stati a “restare uniti anche per quanto riguarda il piano d’emergenza, e di evitare di lavorare ad accordi bilaterali che sarebbero contrari alle leggi europee”, ed elenca dunque le misure proposte.
Diritti dei cittadini
La comunicazione invita gli Stati membri ad adottare “un approccio generoso” ai diritti dei cittadini britannici nell’UE, a condizione che tale approccio sia ricambiato dal Regno Unito.
In particolare, gli Stati membri dovrebbero adottare misure per garantire che i cittadini britannici che risiedono legalmente nell’UE alla data del ritiro continueranno a essere considerati residenti legali. Bruxelles invita anche ad una politica il più morbida possibile sul tema dei visti, che, in assenza di accordi bilaterali, saranno necessari per lunghe permanenze nel Continente da parte di nuovi venuti dalla Gran Bretagna. In proposito, tra l’altro, la Commissione ha già adottato una proposta di regolamento che esenta i cittadini britannici dall’obbligo del visto, a condizione che tutti i cittadini dell’UE siano ugualmente esenti dall’obbligo del visto del Regno Unito.
Per quanto riguarda il coordinamento della sicurezza sociale, la Commissione ritiene necessario che gli Stati membri adottino tutte le misure possibili per garantire la certezza del diritto e tutelare i diritti acquisiti dai cittadini dell’UE27 e dai cittadini britannici che hanno esercitato il loro diritto alla libera circolazione prima del 30 marzo 2019.
Servizi finanziari
Al momento, in caso di no deal, banche e assicurazioni basate nel Regno unito perderanno il cosiddetto “passaporto” per operare nell’Unione. Sono state prese solo poche misure, per tamponare situazioni che rischierebbero di diventare troppo gravi. Dunque l’esecutivo comunitario propone una decisione di equivalenza temporanea e condizionale per un periodo limitato di 12 mesi per garantire che non vi siano interruzioni immediate nella compensazione centrale dei derivati.
Una decisione di equivalenza temporanea e condizionale per un periodo limitato di 24 mesi per garantire che non vi siano interruzioni nei servizi dei depositari centrali per gli operatori dell’UE che attualmente utilizzano operatori del Regno Unito.
Due regolamenti delegati che facilitano la novazione, per un periodo determinato di 12 mesi, di alcuni contratti derivati negoziati fuori borsa, in cui un contratto è trasferito dal Regno Unito a una controparte UE.
Trasporti
La Commissione ha adottato due misure “che eviteranno la completa interruzione del traffico aereo tra l’UE e il Regno Unito in caso di mancato accordo”. Queste misure garantiranno solo la connettività di base e non replicheranno in alcun modo i vantaggi significativi dell’adesione al Cielo unico europeo. Queste misure sono soggette alla reciprocità, varranno dunque solo se il Regno Unito riconoscerà diritti equivalenti ai vettori aerei dell’UE, nonché condizioni di concorrenza leale.
Una proposta di regolamento dunque tende a garantire temporaneamente (12 mesi) la fornitura di determinati servizi aerei tra il Regno Unito e l’UE, ed un’altra proroga temporaneamente (9 mesi) la validità di alcune licenze di sicurezza aerea.
La Commissione ha inoltre adottato una proposta di regolamento per consentire agli operatori britannici di trasportare temporaneamente merci (9 mesi) nell’UE, a condizione che il Regno Unito conferisca diritti equivalenti agli operatori del trasporto su strada dell’UE e condizioni di concorrenza leale.
Per i treni invece non c’è nulla, al momento, se non un dialogo aperto che la Commissione vorrebbe accelerare, che coinvolge gli operatori. Qui c’è un complicato problema di licenze, che riguardano sia i macchinari sia i guidatori, che cesseranno di avere valore dal 30 marzo. Dunque, al momento, la soluzione non è stata trovata, ma si sta lavorando alacremente per evitare che i treni che attraversano la Manica si fermino il 29 marzo prossimo.
Le patenti di guida delle auto continueranno invece ad essere riconosciute in Uk e in Ue, grazie ad un accordo internazionale del 1968.
Dogane
Se non ci sarà un accordo il Regno Unito diventerà uno Stato terzo, dunque le dogane si chiuderanno e si applicheranno le regole internazionali ora in vigore. Bruxelles tenta di mitigare l’impatto con un regolamento sulle dichiarazioni sommarie di entrata e dichiarazioni di partenza preliminare prima di lasciare o entrare nel territorio doganale dell’Unione e uno per aggiungere il Regno Unito all’elenco dei paesi per i quali un’autorizzazione generale di esportazione di prodotti a “dual use” è valida in tutta l’UE. È essenziale, tuttavia, ammonisce la Commissione, “che gli Stati membri adottino tutte le misure necessarie per essere in grado di applicare il codice doganale dell’Unione e le norme pertinenti in materia di imposte indirette in relazione al Regno Unito”.
Politiche per il Clima
Per non pregiudicare il buon funzionamento e l’integrità ambientale del sistema di scambio delle emissioni la Commissione propone di sospendere temporaneamente per il Regno Unito l’assegnazione gratuita di quote di emissione, messa all’asta e lo scambio di crediti internazionali a decorrere dal primo gennaio 2019 e di consentire “una quota annuale appropriata” per le società del Regno Unito per l’accesso al mercato UE (fino al 31 dicembre 2020).
Confine irlandese
Sulla questione che più di tutte ha bloccato la ratifica dell’accordo nel Parlamento britannico, la Commissione ha ribadito oggi “il suo impegno a garantire che gli attuali programmi tra le contee di confine dell’Irlanda e dell’Irlanda del Nord possano continuare in tutti gli scenari”. Dunque è stata messa a punto una proposta di regolamento per il proseguimento del programma PEACE nell’Irlanda del Nord fino alla fine del 2020, in caso di assenza di accordi. Per quanto riguarda il periodo successivo al 2020, la Commissione ha già proposto come parte delle sue proposte per il prossimo quadro finanziario pluriennale continuare e rafforzare il sostegno transfrontaliero per la pace e la riconciliazione nelle contee limitrofe dell’Irlanda e dell’Irlanda del Nord.