Bruxelles – In Europa sprechiamo il 30 percento del cibo a nostra disposizione, a partire dal residuo in campo, passando dalla produzione e distribuzione, fino a giungere al consumo domestico di generi alimentari. Lo ha affermato Bernhard Url, direttore esecutivo dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), in un’intervista rilasciata a El Paìs, alquanto preoccupato.
“Eticamente scandaloso”, afferma l’austriaco, ed annovera l’obiettivo di riduzione di tale spreco affiancandolo ad altri due ‘buoni propositi’ per il prossimo futuro. Presto, d’altronde, “dovremo essere in grado di nutrire 10 miliardi di persone” e in tal senso è necessario aiutare i paesi in via di sviluppo: gran parte della produzione agricola di queste aree si perde per la mancanza di infrastrutture adeguate. Il terzo obiettivo cruciale, per Url, consiste nel cambiare le nostre abitudini alimentari. Come? “Mangiando meno proteine animali, la cui produzione comporta il consumo di troppa energia, terra e acqua”. Stando al direttore generale, in altre parole, dovremmo mangiare meno carne e più vegetali.
“Non sono preoccupato riguardo al fatto che il nostro cibo sia sano”, aggiunge, “in Europa siamo fortunatamente tutelati sotto questo punto di vista. Ma mangio sempre meno carne, sia perché sono preoccupato per la salute degli animali, sia perché sono convinto che sia più sano”. Il modo con cui vengono trattati gli animali non fa altro che riflettere lo stadio di maturità e consapevolezza della nostra società, e “da un punto di vista etico, potremmo fare molto di più”.
Per evitare lo spreco di cibo, afferma Url, è necessario fare piani migliori. Una volta, sembra banale, ma non si buttava via “neanche una crosta di pane”, mentre adesso buttiamo via cibo in quantità enormi. “È un problema di educazione”, sostiene gravemente l’austriaco, “perché le persone non sono sufficientemente consapevoli della gravità del problema”. I supermercati francesi, ad esempio, sono tenuti per legge a donare gli alimenti vicini alla scadenza alle Banche del cibo, organizzazioni che raccolgono donazioni di generi alimentari redistribuendoli alle persone bisognose.
Ma il cambio di abitudini alimentari dovrebbe essere indotto anche da un’altra constatazione: in Europa, stando a Url, il più grande problema legato al cibo è rappresentato dall’obesità e dalla malnutrizione. In altre parole, si mangia troppo e male.
Non solo: quello che mangiamo, spesso contiene plastica. “Non sappiamo se ciò abbia effetti tossici o meno sulla nostra salute”, chiarisce Url, affermando che entro la fine dell’anno sarà pubblicata un’opinione su cui stanno lavorando alcuni studiosi europei.
Il fatto che sia necessario un cambio di mentalità, d’altronde, non è una novità. Negli ultimi 15 anni, l’Efsa ha pubblicato circa 6.000 opinioni scientifiche, di cui il 99,9 percento sono state prese in considerazione dall’Unione europea. L’evidenza scientifica è essenziale quando si tratta di sicurezza alimentare, in quanto supporta le scelte politiche, rappresentandone uno dei pilastri fondamentali. Ma i motivi di preoccupazione non mancano. “Prendiamo l’esempio dei vaccini e l’idea, diffusasi ultimamente, riguardo la loro tossicità: la scienza non è un’opinione. E se mettiamo in dubbio la scienza, torneremo al Medioevo”, conclude Url.