Bruxelles – “Il parere adottato oggi dalla Commissione non dovrebbe essere una sorpresa per nessuno, in quanto il progetto di bilancio del governo italiano rappresenta una deviazione chiara e intenzionale dagli impegni assunti dall’Italia lo scorso luglio”. Basta questo passaggio del discorso del commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, per capire la situazione. L’Italia ha voluto lo scontro con l’Europa, l’Europa ha risposto. E’ arrivata la bocciatura della manovra del governo del cambiamento. E’ la prima volta nella storia dell’Ue che una proposta di legge di bilancio riceve un respingimento immediato, e dire che gli avvertimenti per evitarlo non erano mancati. Tutto secondo copione, dunque.
L’Italia ha adesso tre settimane di tempo, fino al 13 novembre, per recapitare a Bruxelles la nuova versione della manovra. Se non lo farà o le misure di correzione dovessero risultare insufficienti, si rischiano provvedimenti. “Nella nostra ultima analisi avevamo concluso che non era il caso di avviare procedura per squilibri eccessivi, ma forse adesso è il caso di riconsiderare quelle conclusioni”, sibila il commissario per l’Euro, Valdis Dombrovskis.
L’Ue attendeva risposte e cambi di rotta che non sono arrivati. “Sfortunatamente i chiarimenti che abbiamo ricevuto non sono stati sufficienti a fugare le nostre preoccupazioni, e quindi non abbiamo altra alternativa che chiedere di rivedere le legge di stabilità”.
La conferenza stampa indetta a Strasburgo doveva servire per parlare dell’intera riunione del collegio e di tutti i temi oggetto di discussione, ma è si trasformata in un punto stampa sull’Italia, segno che la questione è la prima nell’agenda di questi giorni. I toni usati sono lì a ricordarlo. “La zona euro poggia su un forte rapporto di fiducia, sostenuto da norme che sono uguali per tutti”, premette Dombrovskis, per poi aggiungere che “questo non rispettare le regole mina la fiducia” tra partner. Lo stesso che si diceva al governo Tsipras ai tempi della crisi dell’euro. Anche allora si trattò di una crisi di fiducia verso chi aveva deciso di violare regole, patti e impegni.
La Commissione in una nota afferma anche che: “È importante sottolineare che gli obblighi di bilancio dell’Italia per il 2019, come per tutti gli Stati membri, sono stati approvati all’unanimità dal Consiglio europeo del 28 giugno 2018 e adottati dal Consiglio dell’Unione europea del 13 luglio 2018, anche con il consenso dell’Italia”.
“Il progetto di bilancio del governo italiano rappresenta una deviazione chiara e intenzionale dagli impegni assunti dall’Italia lo scorso luglio”, contesta Moscovici, che sottolinea la natura voluta di questa manovra respinta come peggio non si potrebbe. L’Italia perde le poche sponde che pure aveva in Europa, e si ritrova sola, sola contro tutti. Moscovici ricorda che l’Italia, grazie ad una comunicazione sulla flessibilità scritta nei fatta su misura delle necessità tricolori, ha beneficiato di 30 miliardi di euro di spazio di manovra, e che sempre l’Italia è allo stato attuale il secondo Paese membro dell’Ue per progetti finanziati dal piano Juncker per gli investimenti. “La Commissione è stata il motore degli investimenti in Italia”, ricorda e volutamente rinfaccia Moscovici, che vede la dilapidati disponibilità e sforzi del team Juncker.
Nel merito la Commissione ricorda al governo del cambiamento che nulla è cambiato. Con il 131,2% nel rapporto con il Pil e un onere di 37mila euro per cittadino, il debito italiano è ancora il secondo più alto debito dell’Ue e “uno dei più elevati al mondo”. Vuol dire che “un ampio debito pubblico, in assenza di politiche fiscali prudenti, potrebbe amplificare” l’effetto degli shock di fiducia dei mercati sui rendimenti dei titoli sovrani, con un impatto negativo sul conto degli interessi pagato dal paese e sul costo complessivo del finanziamento per l’economia reale.
Ancora, non sono cambiati i numeri oggetto del confronto ormai aperto scontro tra Bruxelles e Roma. La Commissione ritorna che a luglio scorso il Consiglio ha raccomandato all’Italia un miglioramento strutturale dello 0,6 % del Prodotto interno lordo. Il documento programmatico di bilancio presentato dall’Italia prevede invece un deterioramento strutturale pari allo 0,8 % del Pil nel 2019. Il fatto che il documento programmatico di bilancio preveda un’espansione fiscale vicina all’1% del Pil, mentre il Consiglio aveva raccomandato un aggiustamento di bilancio, e le dimensioni della deviazione (un divario dell’1,4 % circa del Pil pari a 25 miliardi di euro) “non hanno precedenti nella storia del patto di stabilità e crescita”. Un concetto questo espresso per l’ultima volta non più tardi di cinque giorni fa. L’Italia non poteva dire di non essere stata avvisata. Ora si profila all’orizzonte il rischio di multe (pari allo 0,2% del Pil dell’anno precedente), stop all’erogazione di fondi strutturali e scontri politici. Senza contare i mercati.