Bruxelles – L’Italia come la Grecia? Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, nei giorni scorso ha evocato scenari di crisi per l’eurozona, commentando le intenzioni del governo di Roma per la legge di bilancio. I dati Eurostat, oggi, fotografano per la Penisola una situazione già più deteriorata di quelle ellenica, anche senza bisogno di ‘manovre del popolo’. In Italia ci sono quasi due milioni e mezzo di cittadini in più a rischio povertà o rischio esclusione sociale. E’ il risultato della crisi, da cui l’Italia fa una fatica enorme a uscire.
Se a livello generale c’è un’inversione di tendenza, dal 2008 al 2017 l’Italia è tra i Paesi europei dove il tasso di difficoltà è aumentato maggiormente. Peggio ha fato solo la Grecia, per l’appunto. Il risultato è che l’Italia è passata da 15 milioni a 17,4 milioni di persone a rischio (+2,4 milioni o +3,4%). Un risultato in netta controtendenza comunitaria (4 milioni in meno le persone a rischio indigenza nel territorio dell’Ue), e nei confronti delle principali economie dell’Eurozona, vale a dire Francia (-380mila), Germania (-830mila).
L’Italia in sostanza fa fatica a scrollarsi di dosso la crisi, e i numeri di oggi non fanno che confermarlo una volta di più. Il problema però non è solo tutto tricolore. A livello generale rispetto a dieci anni fa il rischio di povertà o di esclusione sociale è aumentato in dieci Stati membri. L’Italia, come detto, è il secondo di questo gruppo, dopo la Grecia. C’è dunque una divario che segna l’esistenza di un’Europa a due velocità, con l’Italia che resta indietro.