Roma – Far tornare i conti della manovra: bisogna trovare un bel po’ di risorse. Servono fino a 13 miliardi di euro, tra nuove entrate o tagli alla spesa, se si vogliono rispettare le promesse formulate dal governo. Il grosso delle risorse dovrà essere trovato tra i tagli alla spesa. Un grande ‘pozzo’ da cui attingere è quello delle cosiddette ‘tax expenditures’, le agevolazioni fiscali a vario titolo concesse.
Ma, bisogna dire che sembra una ‘mission impossible’. Come ricorda l’Ufficio Valutazione del Senato, il Rapporto annuale sulle spese fiscali, che dovrebbe fornire la base conoscitiva per gli interventi di razionalizzazione, nel 2017 ha censito 636 misure diverse, di cui 466 erariali e 170 relative a tributi locali. Un vero e proprio labirinto di agevolazioni, dall’impatto finanziario significativo – le minori entrate per lo Stato sono stimate in 75,2 miliardi di euro per il 2018 – ma su cui spesso mancano numeri certi e informazioni fondamentali.
Solo di 132 misure erariali (su 466) si conosce, per esempio, il numero dei beneficiari. E di queste agevolazioni, più della metà va in favore di un numero bassissimo di contribuenti: meno di 30 mila (a cui vanno peraltro gli sconti fiscali più elevati per valore medio pro capite). Tre, invece, sono le agevolazioni a favore di una platea che supera i 10 milioni e su cui comunque sarebbe probabilmente assai impopolare intervenire: 1) deduzione della rendita catastale dell’abitazione principale, che ha coinvolto 26 milioni di beneficiari; 2) detrazioni per spese sanitarie, mediche e assistenza, per una platea di 17,5 milioni di persone; 3) credito ai titolari di reddito da lavoro dipendente inferiore a 26 mila euro – il cosiddetto bonus 80 euro – per 11,15 milioni di persone.
Da anni il Consiglio dell’Unione europea invita il nostro paese a ridurre in tempi brevi “l’uso e la generosità delle esenzioni e dei regimi preferenziali” alleggerendo l’incidenza delle tax expenditures sul nostro sistema tributario. Il programma nazionale di riforma, il Pnr, ha già messo in agenda per il 2017-2018 una revisione dell’intero settore, e anche il Def 2018 ha riconosciuto la necessità di ridurre le spese fiscali.
Sono spese fiscali: deduzioni · detrazioni· crediti di imposta· riduzioni di aliquota · esenzioni · esclusioni dal reddito · regimi speciali · riduzioni d’accisa · imposte sostitutive · regimi forfetari. Le deduzioni riducono la base imponibile; detrazioni, riduzioni di aliquote, riduzioni d’accisa riducono l’imposta; i crediti di imposta possono essere fruiti in compensazione; esenzioni, esclusioni dal reddito, regimi speciali e forfetari escludono dall’imposizione ordinaria.
Malgrado gli impegni assunti, il riordino si preannuncia non agevole. Nonostante gli approfondimenti svolti anche in sedi internazionali (Ocse, Fmi, Ue), in Italia si registrano ancora molte differenze negli approcci metodologici utilizzati per definire una misura come spesa fiscale. Di conseguenza, le diverse ricognizioni intervenute nel tempo presentano dati sempre differenti per quanto riguarda il numero delle misure, le fattispecie, gli obiettivi perseguiti.
E’ difficile, in questo contesto, definire con certezza il valore complessivo delle misure: sommando le cifre indicate nel Rapporto 2017 si determina per l’anno 2018 un importo totale di 75,2 miliardi di euro, cioè 1,3 miliardi meno di quanto indicato dal primo rapporto annuale: 76, 5 miliardi di euro. La nota integrativa allo stato di previsione dell’entrata nel bilancio 2016 aveva però indicato, per l’anno 2017, un valore complessivo pari a -175,7 miliardi di euro…