Roma – Se sia stata soltanto una giornata storta, quella di oggi, tra il governo italiano e l’Europa lo si capirà nelle prossime ore. Per ora restano la pesante censura del presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, le dure parole del commissario europeo per gli Affari economici e monetari, Pierre Moscovici e gli impegnativi moniti del collega al Bilancio e alle risorse umane, Gunther Oettinger.
Tre fronti aperti per il governo gialloverde che continua nel suo ‘corpo a corpo’ con Bruxelles proprio nelle stesse ore in cui, con la legge di Bilancio alle viste, si inseguono voci (e successive rassicurazioni e smentite) di dimissioni per il ministro dell’Economia Giovanni Tria.
Il sasso nello stagno lo getta per primo il commissario francese che all’Italia chiede apertamente “una legge di bilancio credibile”, additando Roma come “un problema” in l’Europa. Poi, in un parallelo storico che risulterà forse poco felice, Moscovici si lamenta del clima attuale in Europa “che assomiglia molto agli anni ’30. Certo – dice – non dobbiamo esagerare, chiaramente non c’e’ Hitler, forse dei piccoli Mussolini…”.
Apriti cielo! Tanto basta per scatenare la polemica con il governo italiano e provocare nel giro di poche ore la reazione piccatissima di Luigi Di Maio e Matteo Salvini. I due vicepremier rispondono per le rime. “L’atteggiamento da parte di alcuni commissari europei è inaccettabile – dice il grillino – è veramente insopportabile. Dall’alto della loro Commissione europea si permettono di dire che in Italia coi sono tanti piccoli Mussolini, non si devono permettere”. Più roboante il leghisita (che oggi sbarca sulla copertina di Time come il nuovo volto dell’Europa) che invita Moscovici “a sciacquarsi la bocca prima di insultare l’Italia e gli italiani”. La tempesta perfetta insomma.
Ma sono anche altre le parole che fanno scattare l’allarme a Roma (dove per esempio slitta il decreto su Genova che il Cdm affronta soltanto in via preliminare). Quelle, per esempio, del capo della Banca centrale europea, Mario Draghi che va giù pesantissimo. “Negli ultimi mesi – dice – le parole sono cambiate molte volte e quello che ora aspettiamo sono i fatti, principalmente la legge di bilancio e la successiva discussione parlamentare”. “Purtroppo – aggiunge- abbiamo visto che le parole hanno fatto alcuni danni, i tassi sono saliti, per le famiglie e le imprese” anche se “tutto ciò non ha contagiato granché altri paesi dell’Eurozona, rimane un episodio principalmente italiano”.
A chiudere il cerchio gli ammonimenti del commissario al Bilancio e alle risorse umane, Gunther Oettinger, protagonista di una faticosa audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato riunite per l’occasione. “Non sono stupido – arriva a dire Oettinger – pretendo il vostro rispetto”. I parlamentari si sentono dire, parola più, parola meno “che vorremmo che anche l’Italia rispettasse il tetto del 3% nel rapporto deficit-pil, e quanto al debito non credo sia una buona cosa farlo salire ancora”. Lo stile ruvido del commissario tedesco non aiuta e per paradosso mette d’accordo tutti, maggioranza e opposizione: “Inaccettabile eurocrate marziano” per i grillini, “macellaio sociale” per la destra di Fratelli d’Italia, lo stesso Claudio Borghi, presidente leghista della Bilancio della Camera, si lascia scappare, chiudendo l’audizione che “questi sono gli incontri che fanno amare l’Europa”. Un gioco di parole, anche questo.