dall’inviato
Strasburgo – Uomo contro macchina, la lotta è iniziata. Il Parlamento europeo dice “no” ai robot killer, l’ultima frontiera dell’industria della difesa. Veri e propri ‘Terminator’, capaci in tutta autonomia di scovare il nemico e ‘terminarlo’. Stati Uniti, Israele, Corea del Sud, Russia sono da tempo al lavoro per fabbricare i nuovi super-soldati, e l’Europa tenta di guidare la resistenza a programmi industriali e militari che a detta del Parlamento europeo devono restare fuori dall’agenda comune e da quelle internazionali.
L’Aula riunita a Strasburgo si è espressa in modo chiaro su questo. Oltre i tre quarti degli europarlamenti (566 “sì”, 47 “no”, 73 astenuti) hanno sostenuto la risoluzione che chiede all’Alta rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Federica Mogherini, e agli Stati membri, di spendersi per una messa al bando mondiale di simili tecnologie.
Una macchina non può agire come un essere umano, e di conseguenza anche le sue decisioni, per quanto autonomo sia l’automa, sfuggono a ‘normali’ logiche. Il robot killer pone questioni pratiche, quali il controllo e la responsabilità per ciò che può fare.
I robot killer sono l’ultimo stadio evolutivo di quelle tecnologie varate con le ‘bombe intelligenti’, gli ordigni di alta precisione concepiti per raggiungere determinati obiettivi mirati e solo quelli. Oggi per robot killer comprendono una vasta gamma di congegni, che spaziano da missili capaci di mirare selettivamente a macchine per l’apprendimento con abilità cognitive per decidere chi, quando e dove combattere”.
Il Parlamento europeo dichiara guerra ai Terminator di tutto il mondo, e chiede quindi che nessun programma comunitario finanzi lo sviluppo di simili tecnologie. La risoluzione fa esplicita richiesta di escludere dai programmi Ue la ricerca in questo ambito. Il fondo europeo per la difesa, Horizon2020, Cosme e tutti i contenitori del bilancio a dodici stelle dovranno evitare di erogare risorse a favore dei robot killer.
Questo non fermerà però i singoli Stati membri da investimenti squisitamente nazionali. Del resto, se sullo scacchiere internazionale gli altri attori si stanno già muovendo in tal senso, è difficile immaginare che in nome delle sicurezza nazionale si decida di restare indietro.