Bruxelles – “Sogniamo di essere parte della famiglia europea e vediamo il nostro futuro all’interno dell’Unione. Abbiamo fatto grandi progressi dall’Indipendenza ad oggi, ma possiamo ancora fare molto”. Zoran Zaev, Primo Ministro della Ex repubblica jugoslava di Macedonia (Fyrom) si è rivolto oggi al Parlamento europeo, riunito in plenaria a Strasburgo, sulla questione del cambio del nome del Paese e la conseguente adesione all’Unione europea e alla Nato.
Per la prima volta, un leader macedone si è potuto rivolgere al Parlamento nella propria lingua; un buon segnale, che aiuta il primo ministro a “sentirsi a casa, parte della famiglia europea”, anche grazie al supporto ricevuto negli scorsi mesi da parte di molti Paesi membri. “Stiamo facendo tutto il possibile per elevarci agli standard comunitari, sappiamo che dobbiamo ancora fare molta strada ma il vostro incoraggiamento ci dà la forza propulsiva per affrontare tutti i problemi della nostra Regione”, caratterizzata da gravi crisi politiche in passato, dovute anche alla multietnicità della società macedone.
La fiducia nel percorso europeo, afferma Zaev, ha dato modo al Paese di raggiungere un accordo storico con la Grecia. Lo scorso giugno, i due paesi hanno firmato un accordo preliminare per il cambio del nome dello Stato in “Repubblica della Macedonia del Nord”, dopo di una disputa decennale che ha bloccato le prospettive di adesione della Macedonia all’Unione e alla Nato. La denominazione ufficiale dello Stato macedone, infatti, è causa dal 1991 – anno dell’indipendenza, la cui ricorrenza è stata proprio pochi giorni fa, il 9 settembre – di un contenzioso per cui Atene accusa lo stato macedone di essersi appropriato indebitamente di parte della cultura ellenica. “L’accordo va ben oltre un semplice compromesso, e costituisce per il Paese una sorta di seconda indipendenza”, ha dichiarato Zaev, “e i vantaggi che possono derivare dal cambio del nome ci portano a voler cogliere questa occasione irripetibile”. “Siamo riusciti a trasformare un’incomprensione con la Grecia (che ha una regione, confinante con la Fyrom che si chiama Macedonia, ndr) in un rapporto di collaborazione, grazie anche al supporto dell’Unione. Entrambi abbiamo dovuto fare concessioni”, prosegue il primo ministro, sottolineando le difficoltà che ha richiesto l’accordo e ringraziando il premier greco Alexis Tsipras per aver raggiunto insieme un rapporto di amicizia e partenariato così importante. “Ora sta ai miei cittadini decidere se proseguire questo percorso verso l’adesione all’Unione e se cogliere questa opportunità”, aggiungendo che l’accordo può e deve essere un esempio anche per gli altri paesi dei Balcani occidentali.
Il risultato dei negoziati sul nome, che è già stato formalmente ratificato dal Parlamento della Fyrom, sarà sottoposto a referendum popolare nel Paese il prossimo 30 settembre. Poi si dovrà passare alle modifiche costituzionali necessarie per formalizzare il cambio di nome, e qui le cose diventeranno ancor più complesse perché la maggioranza richiesta è dei due terzi dei 120 deputati, dei quali 69 hanno votato in favore della proposta di avviare la procedura per il cambio del nome. Sarà dunque decisivo l’esito del referendum, al quale devono partecipare almeno il 50 per cento più uno degli elettori. Se il “sì” dovesse vincere con una maggioranza ristretta, gli effetti si sentiranno anche in Parlamento. A favore di un risultato positivo c’è che la maggioranza dei macedoni, secondo i sondaggi, è favorevole all’ingresso nella Nato e nell’Ue, e la ratifica di un accordo con la Grecia sul cambio del nome è la precondizione necessaria.
Zaev ha evidenziato anche come un consolidamento dell’Unione debba andare di pari passo con il consolidamento dei Balcani; le sfide legate all’immigrazione e alla sicurezza hanno dimostrato, nell’ultimo periodo, l’importanza dell’area per l’Europa.
Di fronte al Parlamento, il premier ha esternato la sua volontà di essere parte dell’Unione e di credere fortemente in questa possibilità, fiducioso riguardo alla scelta che il popolo macedone farà il 30 settembre. “Siamo vicini a realizzare il sogno di una Macedonia europea”, ha concluso.
Tajani, a fine del discorso, ha sottolineato che la Macedonia avrà il pieno sostegno dell’Unione per la stabilità nei Balcani e nel percorso di adesione.