Entro il 2020 in tutta l’Ue dovranno essercene 450.000, di cui 72.000 solo nel nostro paese
A Fidanza (Ppe) il compito di negoziare col Consiglio: “Target ambizioso ma realistico”
Gli Stati membri dell’Unione europea dovranno assicurare che per il 2020 siano costruiti e funzionanti un certo numero di infrastrutture per i carburanti alternativi. Si tratta in sostanza, di colonnine per la ricarica elettrica e di stazioni per il rifornimento di gas e idrogeno, e per ciascun paese membro è fissato un tetto di punti ‘verdi’ da realizzare. E’ quanto stabilito dalla bozza di direttiva approvata dalla commissione Trasporti del Parlamento europeo (30 voti a favore, 7 contrari e nessun astenuto), il cui intento è di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili arrivando a tagliare del 60% le emissioni di biossido di carbonio (CO2) entro il 2050 attraverso una rete pubblica europea di 450mila tra punti ricarica elettrica e stazioni di rifornimento per veicoli alimentati a idrogeno, gas naturale compresso (CNG) o liquefatto (GNL).
Secondo il testo gli Stati dovranno assicurare entro il 2020 un numero sufficiente di punti di rifornimento per l’idrogeno, a intervalli non superiori ai 300 chilometri, diversi punti di rifornimento di Gas naturale liquefatto (GNL), soprattutto per veicoli pesanti, all’interno delle strade della Ten-T, la rete dei trasporti transeuropea, a intervalli non superiori ai 400 chilometri, e un numero sufficiente di punti di rifornimento a metano ad intervalli massimi di 100 chilometri. Sarà previsto inoltre un numero minimo di punti di ricarica per veicoli elettrici, soprattutto nelle città, e l’Italia avrà un bel da fare visto che il suo obiettivo è di 72mila punti di ricarica. Più di noi è richiesto solo alla Germania (86mila punti). Poi ci sono Regno Unito (70mila), Francia (55mila) e Spagna (47mila). Di rilievo i punti della proposta di direttiva che prevedono l’introduzione di standard unici per i punti di ricarica delle auto elettriche, “in modo da favorire lo sviluppo di una rete uniforme”, e la realizzazione di punti di rifornimento per il gas naturale liquido utilizzabile nel trasporto marittimo.
Ora il contenuto di questa bozza di direttiva dovrà essere negoziata con gli stati membri, un compito che spetterà a Carlo Fidanza (Fdi/Ppe), relatore del testo in commissione Trasporti. Se tutto va bene un accordo Parlamento-Consiglio potrebbe essere raggiunto in primavera, prima delle elezioni europee (22-25 maggio), ma il rischio è che i governi possano far slittare tutto a dopo le elezioni. “Sono ottimista, anche se non mancano resistenze da parte dei governi”, riconosce Fidanza. Gli stati membri, precisa l’europarlamentare italiano, “sono preoccupati per l’onere finanziario che potrebbe derivare da questa direttiva”. Quello del testo approvato oggi “è un obiettivo ambizioso ma realistico, che vogliamo raggiungere in piena collaborazione con i governi nazionali, gli enti locali e il settore privato che potrà così godere di un quadro giuridico certo che favorirà gli investimenti”. Con questa proposta di direttiva, evidenzia ancora Fidanza, “vogliamo stimolare i privati a investire nei carburanti alternativi e mi auguro che si possa raggiungere un accordo quanto prima”.
Lena Pavese