Bruxelles – La Commissione ha fatto “sembrare normale” la nomina di Martin Selmayr a nuovo segretario generale dell’esecutivo comunitario, ma la procedura è avvenuta in maniera per nulla ortodossa. Lo certifica il difensore civico, Emily O’Reilly, nelle conclusioni delle verifiche di quello definito da molti come il ‘Selmayr gate’. L’Ombudsman non ha dubbi: il team Juncker si è macchiato di “mala-amministrazione”, e questo da una parta impone nuove procedure di nomina dei vertici della Commissione europea e dall’altra inchioda l’intero collegio alla proprie responsabilità.
Almeno quattro le violazioni accertate da Emily O’Reilly e il suo staff: un’urgenza di nomina che non c’era, una comunicazione della decisione “evasiva e a tratti combattiva” che “suscita preoccupazioni”, il fatto che nessun commissario abbia sollevato dubbi o critiche all’intera procedura, e il rischio di “mettere a rischio” le conquiste fatte a livello europeo in termini di elevati standard amministrativi.
La Commissione europea, denuncia il mediatore civico, ha creato “un senso di urgenza artificiale” per giustificare la mancata pubblicazione del bando di candidatura per il posto di nuovo direttore generale. Come se non bastasse, il 20 febbraio scorso Selmayr è stato nominato segretario generale aggiunto alle 14:45, quando l’altro candidato si è ritirato successivamente, alle 14:58. Dall’analisi delle “migliaia” di pagine di documenti interni della Commissione, “emergono i passi precisi compiuti dalla Commissione per far apparire normale il processo di nomina” di Martin Selmayr, scrive Emily O’Reilly. Segno che il procedimento normale non è stato.
Lo dimostrano i rilievi mossi dal mediatore civico all’esecutivo comunitario, innanzitutto “incapace di prendere le misure adeguate per evirare il rischio di conflitto di interessi” derivanti dalla candidatura di Selmayr. Ancora, l’idea di avviare una procedura di selezione per il vicesegretario generale “non ha raggiunto il suo obiettivo dichiarato di occupare il posto vacante”, quanto quello di “assicurare Selmayr potesse essere riassegnato come segretario generale”. Promozione pilotata, dunque, decisa a tavolino.
Le conclusioni del mediatore civico pesano come un macigno sulla credibilità del presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, e sulla sua intera squadra, dato che “il collegio dei commissari è collettivamente responsabile per questo caso di mala-amministrazione”. Risulta “straordinario” come “nessun commissario sembra non aver contestato la procedura di nomina”, nonostante nessuno fosse stato messo al corrente della situazione.
Juncker fin dall’inizio del suo mandato aveva detto che la sua sarebbe stata la Commissione dell’ultima chance. Con questo caso, in tempi di euroscetticismo dilagante, risulta lui stesso il principale responsabile dell’ulteriore affossamento della credibilità del progetto comunitario, e rischia di segnare quest’ultimo scorcio di legislatura con uno scontro inter-istituzionale. Il Parlamento ha già duramente criticato l’operato di Juncker per il caso Selmayr, e adesso lo aspetta al varco. La prossima settimana (12 settembre) Juncker, che continua a difendere Selmayr, sarà in Aula per pronunciare il discorso sullo stato dell’unione.
Il mediatore civico non chiede passi indietro, ma la definizione una nuova procedura, “specifica e a parte”, per nominare il segretario generale da qui in avanti. La delegazione francese del gruppo Socialisti e democratici (S&D) non ha dubbi sul fatto che “Juncker ha violato le regole”, ma non chiede, per ora, le dimissioni di nessuno in Commissione, gli equilibri sono troppo delicati e il futuro, leggi le elezioni europee, troppo incerte per scatenare un ciclone.
In Commissione tentano una difesa, che risulta però goffa. Il capo del servizio dei portavoce, Margaritis Schinas, sostiene che tutto si è svolto “secondo le regole”. Cerca di smentire il difensore civico, e per negare l’evidenza attuale annuncia che l’esecutivo comunitario “è pronto a fornire ulteriori informazioni” fattuali all’Ombudsman dell’Ue, come se le “migliaia” di pagine di carte dai lei già visionate non fossero già abbastanza. Risulta tanto disperato quanto maldestro il tentativo di difesa dello stesso Schinas sulla credibilità immacolata delle istituzioni. I sondaggi sulla fiducia nell’Unione europea pubblicato dopo il caso Selmayr “indicano un aumento della fiducia nell’Ue, così come per la Commissione europea”. Come se questo dimostrasse che tutto va bene, non sono state commesse irregolarità.
L’esecutivo comunitario affida ad una nota del commissario per il Bilancio, il tedesco Gunther Oettinger, il compito di replicare. “Non convidiamo tutti gli elementi del rapporto” del mediatore civico, recita la nota. Ciò nonostante per il 25 settembre è convocato dallo steso Oettinger un tavolo inter-istituzionale per discutere della faccenda. Se nel team Juncker si ravvede una simile necessità, è segno che qualcosa non va.