Bruxelles – Facendo dietrofront rispetto a quanto minacciato stamattina, il presidente Donald Trump ha annunciato che gli Stati Uniti non usciranno più dalla Nato, grazie a un contributo aggiuntivo degli altri membri di 33 miliardi di dollari – che in realtà corrispondono all’incremento del budget effettuato dai Paesi dell’Alleanza negli ultimi due anni.
“Potrei farlo, ma non esco dalla Nato”, perché “non è necessario”, dal momento che “tutti si sono detti d’accordo sulla necessità di aumentare la spesa per la difesa, 33 miliardi di dollari in più senza contare gli Stati Uniti”, ha detto il Trump il 12 luglio, durante la seconda giornata del summit dei Paesi del Patto atlantico. I membri “hanno deciso di pagare di più e più velocemente”, e “sono molto felice. Abbiamo una Nato molto molto potente e forte”, che “sarà molto efficace”, ha aggiunto il presidente Usa.
Addirittura, ha proseguito Trump, dopo il 2% del Pil “possiamo parlare di spingerci più in alto”, e negli anni a venire “dovremmo raggiungere il 4%”, che è quello che gli Stati Uniti spendono, pur avendo “il Pil più alto in assoluto”, il che significa una somma complessiva più elevata.
Ai toni entusiasti di Trump hanno fatto riscontro quelli del segretario generale dell’Alleanza atlantica Jens Stoltenberg, che ha commentato durante la conferenza stampa: “Tutti gli alleati hanno sentito il messaggio di Trump forte e chiaro” e capiscono che “questo presidente americano è molto serio per quanto riguarda le spese per la difesa”. “Abbiamo avuto delle discussioni franche sulla condivisione di oneri” che hanno reso “la Nato più forte”, ha aggiunto il numero uno della Nato.
L’ottimismo e la buona disposizione di Trump nei confronti del Patto atlantico e degli alleati, fa seguito alle minacce che oggi l’inquilino della Casa Bianca avrebbe fatto in merito a una presunta uscita dall’Alleanza degli Stati Uniti. Nei giorni scorsi, aveva alternato una serie di tweet aggressivi sull’insufficienza delle spese militari dei Paesi membri a dichiarazioni pubbliche entusiaste a margine degli incontri bilaterali. In conferenza stampa ha tuttavia negato l’incoerenza dando conferma della propria autostima: “Sono molto coerente” oltreché “un genio molto stabile ”.
La contraddittorietà di Trump – non certo una novità – non è l’unica stranezza del summit. I 33 miliardi di cui parla il presidente Usa corrispondono, infatti, alla somma che i Paesi Nato – non è specificato se con o senza gli Stati Uniti – hanno versato per il biennio 2017-2018, come parte del contributo previsto dagli accordi presi nel 2014, in base ai quali gli alleati si impegnano a versare, entro il 2024, il 2% del loro budget in difesa.
Le dichiarazioni sull’aumento di budget da parte di Trump sembrano più l’ultima tappa di un comportamento apparentemente schizofrenico, in realtà parte di una strategia fatta di azioni parallele: una tesa a mostrare all’opinione pubblica statunitense l’allineamento della politica estera Usa alle promesse elettorali; l’altra, più pragmatica, della diplomazia reale. Un bluff elettorale – il prossimo 6 novembre si terranno le elezioni del mid-term negli Stati Uniti – ma senza forzare troppo la mano con gli alleati.
L’ipotesi del bluff sembra confermata dalle dichiarazioni di Stoltenberg, che ha parlato di un “aumento di 41 miliardi di dollari” degli “alleati europei e del Canada” da quando Trump è diventato presidente, ovvero dal 2016. Inoltre, alcuni leader dei Paesi Nato, come il presidente francese Emmanuel Macron e il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte, hanno smentito che vi sarà un aumento delle spese militari oltre quelle già previste nei rispettivi Paesi, negando, in aggiunta, il fatto che Trump avesse minacciato ufficialmente di ritirarsi dalla Nato. Conte, in particolare, ha dichiarato che per l’Italia “non ci sarà nessuna spesa aggiuntiva” oltre a quella prevista “dagli impegni di spesa ereditati”. Tradotto, il budget italiano per la difesa aumenterà come già stabilito per raggiungere il 2% del Pil entro il 2024.
Tuttavia, ha aggiunto Conte, quello che si cercherà di cambiare sarà il fatto di includere nel conteggio del contributo, “alcune missioni” alle quali l’Italia prende parte, valorizzandole. Già l’accordo del 2014, ha spiegato Conte, era articolato su tre livelli, dimodoché nel conteggio del contributo non figurasse solo la spesa diretta ma anche altri parametri. Bisogna, ha detto Conte, che nell’ambito dell’Alleanza si “consideri la partecipazione alle missioni” – che per l’Italia è consistente. E’ importante, ha aggiunto il capo del governo, che ci sia “un valore aggiunto” per le missioni “in termini finanziari”. “L’Italia è un security provider”nel Mediterraneo”, anche “per l’apporto che i servizi di sicurezza” danno, nei quali “l’Italia eccelle”, ha spiegato Conte, concludendo: “Vorremmo che queste cose fossero contabilizzate”.
Infine Conte ha aperto il capitolo delle “sovrapposizioni” tra le Nato e la cooperazione Ue in materia di difesa, e ne dà una lettura “al livello contabile”. Gli serve per chiedere che le spese affrontate da un Paese dell’Ue per la difesa in ambito Nato “vengano contabilizzati in qualche modo a livello di bilanci dell’Unione europea”. Su come farlo “è una partita aperta”, ma l’obbiettivo, è facile immaginare, è quello di scorporare queste spese dal calcolo del deficit ai fini del Patto di stabilità. “Non posso anticipare la soluzione, ma è un tema che porremo ai nostri partner europei”, ha assicurato il premier.