Bruxelles – Commissione europea e Paesi partner dell’Eurozona possono attendere. L’Italia non assume impegni formali sulle politiche per la riduzione strutturale del deficit. In particolare non si assicura, per ora, che il prossimo anno si faranno correzione per lo 0,6% del Pil, come richiesto dall’Ue. “Per il 2018 nulla cambia”, e per il 2019 si vedrà, dice il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, in occasione della riunione dell’Eurogruppo.
La Commissione europea presenta proprio ai ministri economici dell’area euro le previsioni economiche d’estate fresche di pubblicazione. Qui si chiede all’Italia di mantenere una posizione chiara e inequivocabile in materia di conti pubblici, ma la richiesta non è per il momento accolta. Anzi. Dire che per l’anno in corso non cambia nulla significa comunicare che non ci saranno manovre correttive, malgrado il rischio esistente per il Paese di non rispettare la promessa di un aggiustamento strutturale dello 0,3%.
Anche per il 2019 gli impegni chiesto dall’Europa potrebbero essere disattesi. “In un momento di rallentamento dell’economia non si possono fare aggiustamenti troppo forti che rischiano di essere pro-ciclici, cioè accentuare il rallentamento dell’economia”. Non si garantiscono quindi le correzioni dello 0,6% di Pil. Bisognerà capire come e quanto l’Italia potrà permetterselo, adesso che lo strumento della flessibilità è messo in discussione.
“La Commissione europea è consapevole dell’andamento delle varie economie”, sottolinea Tria, che ha incontrato a Bruxelles il commissario per l’Euro, Valdis Dombrovskis, prima di partecipare ai lavori dell’Eurogruppo. A suo giudizio l’esecutivo comunitario dovrebbe capire le ragioni italiane. Avrebbe “preso atto” della posizione espressa dal governo Conte. Lo stesso potrebbe non avvenire in Consiglio, però.