Bruxelles – Oltre 600 persone, tra cui neonati e bambini, sono annegate o disperse nel tentativo di attraversare il Mediterraneo centrale nelle ultime 4 settimane soltanto. Il tragico dato (dell’Ufficio Migrazione delle Nazioni Unite, Oim) è stato diffuso da Medici senza frontiere e Sos Mediterranee, che denunciano come “queste tragedie, che rappresentano la metà delle morti in mare nel 2018, sono avvenute mentre non c’erano più navi di soccorso delle organizzazioni non governative attive nel Mediterraneo”. Un mese fa, ricordano le due organizzazioni, le autorità italiane hanno impedito alla nave Aquarius, gestita in collaborazione da Sos Mediterranee e Medici Senza Frontiere, di sbarcare 630 persone soccorse in mare. Altre navi umanitarie hanno subito blocchi e ostacoli da parte degli Stati europei.
“Le decisioni politiche dell’Europa nelle ultime settimane hanno avuto conseguenze letali. È stata presa la decisione a sangue freddo di lasciare annegare uomini, donne e bambini nel Mediterraneo. È vergognoso e inaccettabile”, ha dichiarato Karline Kleijer, responsabile delle emergenze di Msf. “Invece di ostacolare deliberatamente un’assistenza medica e umanitaria salvavita a persone in pericolo, i Governi europei devono attivare un sistema dedicato di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale”, ha aggiunto.
Le navi umanitarie impegnate in acque internazionali tra Malta, Italia e Libia “sono state accusate dai politici europei di essere un fattore di attrazione – affermano le organizzazioni -, ma i recenti eventi in mare dimostrano che le persone disperate continuano a fuggire dalla Libia indipendentemente dalla presenza di navi di soccorso. Violenza, povertà e conflitti continuano a spingere le persone a rischiare la propria vita e quella dei propri bambini”.
Ora si avvicina il periodo del picco di partenze “e salvare vite deve essere la priorità più urgente” dicono Msf e Sos Mediterranee, secondo le quali “trafficanti senza scrupoli, che non hanno considerazione per la vita umana, continuano a mettere in pericolo le persone usando barconi precari e inadatti alla traversata. Deve esserci un sistema adeguatamente equipaggiato e pienamente operativo per salvare vite umane nel Mediterraneo”. Fino a quando questo sistema non sarà attivo, le navi di soccorso umanitarie, sostengono le organizzazioni “hanno un ruolo vitale per fornire assistenza alle persone in mare e prevenire morti inutili. Le Ong dovrebbero poter utilizzare i porti sicuri più vicini per le operazioni di soccorso, compresi sbarchi e rifornimenti”.
“La decisione politica di chiudere i porti allo sbarco delle persone soccorse in mare, e la totale confusione creata nel Mediterraneo centrale, ha aumentato la mortalità sulla rotta migratoria più letale al mondo – ha detto Sophie Beau, vice presidente di Sos Mediterranee -. L’Europa ha la responsabilità di queste morti sulla propria coscienza. I Governi europei devono reagire immediatamente e garantire che il diritto internazionale marittimo e umanitario, che prescrive l’obbligo del soccorso in mare, sia pienamente rispettato”.