Roma – “Se riusciamo a far arrivare al tavolo la proposta di una riforma dell’architettura monetaria e fiscale abbiamo già raggiunto un bel risultato”, perché “lo scontro sarà quello”. Dopodiché, “cinque o sei anni è un periodo accettabile” per vedere realizzate modifiche che garantiscano strumenti europei per sostenere gli investimenti e una Bce che compri titoli di Stato e abbia piena facoltà di intervenire sui tassi di cambio. A questo ambisce il governo italiano. Lo spiega il ministro per gli Affari europei Paolo Savona ai senatori e deputati delle commissioni Politiche Ue, dopo averlo anticipato in parte ieri al Cnel. Nel frattempo però, il ministro è consapevole che, con la Bce che ha annunciato la fine del quantitative easing, “se a settembre, a seguito delle valutazioni delle agenzie di rating, partisse” nei confronti dei titoli di Stato italiani “un’azione speculativa, evidentemente noi dobbiamo trovare un’alternativa”.
Può essere una soluzione interna all’Ue, “se qualche Paese si associa a noi”, ipotizza l’esponente dell’esecutivo. Oppure può essere “esterna, e questo sarebbe un fatto un po’ più delicato”, avverte chiamando in ballo Mosca. “La Russia è in grado di fare questo? Io ritengo che non abbia tanti soldini per farlo”, dice, “anche se i soldi non servono e basta la garanzia” di un intervento. Il ministro preferirebbe rimanesse remota l’ipotesi di una richiesta di aiuto al Cremlino, e forse anche per questo intende parlare con il presidente della Bce, Mario Draghi. Lo annuncia uscendo dall’audizione. Quello dell’esposizione alla speculazione, avverte, “è un problema serio di politica estera che si riflette nei rapporti con l’Europa e con il mercato”, e per il quale “esistono le soluzioni tecniche, ma non riusciamo ad accordarci su quelle politiche”.
Per la soluzione che contempla la Bce come prestatrice di ultima istanza, servirà del tempo, e non è detto ci si arrivi. Sulle soluzioni alternative contro la speculazione si sta lavorando. Nel breve è dunque prudente non ‘provocare’ i mercati che, riconosce Savona, sono ansiosi di “conoscere come il Governo intenda realizzare i provvedimenti promessi all’elettorato”, dal reddito di cittadinanza alla flat tax passando per la riforma della legge Fornero sulle pensioni. “Giusto o sbagliato che sia” il timore degli investitori, sottolinea Savona, “la politica del Governo ne deve tenere conto”.
Il ministro illusta quindi “la soluzione di politica economica individuata”. Prevede di “rilanciare gli investimenti in misura tale da avere una crescita” dell’economia sufficiente ad abbassare il rapporto debito/Pil, e di farlo “sincronizzando il ritmo di spesa corrente necessaria per attuare i provvedimenti indicati al ritmo con cui cresce il connesso gettito fiscale”. In altre parole, reddito di cittadinanza, flat tax e riforma delle pensioni si attueranno in maniera progressiva, man mano che gli investimenti realizzati produrranno le entrate necessarie a coprire le spese. “Tecnicamente è possibile, se Governo e Parlamento non mostrano fretta di procedere dal lato della spesa corrente prima che gli investimenti manifestino gli effetti attesi”, sintetizza Savona senza incontrare particolari obiezioni dai parlamentari di maggioranza.
Oltre ai temi economici, in audizione il ministro ha parlato anche dell’attività più ordinaria del suo dicastero, riferendo che la bozza di legge di delegazione europea – quella che ogni anno attribuisce al governo le deleghe per recepire o adeguarsi alle norme europee – “allo stato attuale si compone di 26 articoli” per “l’attuazione di 22 direttive, l’adeguamento dell’ordinamento interno alle disposizioni di una decisione europea, e l’adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni di 12 regolamenti” europei.
Sulle infrazioni ha segnalato che attualmente vi sono 59 procedure aperte, “di cui 51 per violazione del diritto dell’Unione europea e 8 per mancato recepimento di direttive”. L’obiettivo è di ridurle, indica, perché le condanne “comportano il pagamento di ingenti sanzioni”. Per questo motivo, riferisce, “uno dei primi provvedimenti del Presidente del Consiglio è stata la conferma e il rafforzamento della Struttura di missione dedicata a questo tipo di attività”. Un organismo che ha ben operato nei due passati esecutivi, se si pensa che le sanzioni aperte a metà 2014 superavano il centinaio.
Sulla riduzione delle procedure di infrazione si è mostrato particolarmente sensibile il presidente della commissione Politiche Ue della Camera, Sergio Battelli, il quale su Twitter ha promesso di lavorare “con il ministro Savona per calendarizzare al più presto le Leggi Ue (legge europea e legge di delegazione europea, ndr) e sanare 59 infrazioni che ci costano mezzo miliardo di euro”, cifra che in realtà rappresenta solo un esborso potenziale che si verificherebbe in caso di una condanna.
https://twitter.com/BattelliSergio/status/1016650941347565568