Primato assoluto in termini di Pil, più di un quinto della ricchezza complessivamente prodotta nell’Ue. Ha anche un quinto dei consumi. E nell’export da sola bilancia il deficit di altri nove
IN COLLABORAZIONE CON CSE PRAGMA – CENTRO STUDI SOCIO-ECONOMICI
Viene sempre più spesso riconosciuta come la locomotiva d’Europa, in grado di esprimere livelli di eccellenza sia rispetto a competitività, produttività ed efficienza del sistema produttivo, sia rispetto a condizioni interne e performance del mercato del lavoro. Ma qual’è il reale “peso specifico” della Germania sull’economia europea?
La risposta al quesito è certamente complessa e articolata, poiché tale è la natura dell’argomento trattato. Tuttavia, anche la sola analisi del contributo degli Stati Membri sulla ricchezza prodotta nell’Unione e sulle sue diverse componenti fornisce diversi spunti di riflessione. Nello specifico, le statistiche Eurostat relative al consuntivo 2012 rivelano:
1) Il primato assoluto della Germania in termini di Prodotto Interno Lordo (2.666 miliardi di euro, poco più di un quinto della ricchezza complessivamente prodotta nell’Unione), seguita da Francia (2.032 miliardi di euro, 15,7% del totale) e Regno Unito (1.929 miliardi di euro, 14,9% del totale). Al quarto posto l’Italia, con 1.567 miliardi di euro (12,1% del Pil dell’Unione);
2) Una performance sostanzialmente analoga della Germania rispetto alle due componenti del Pil afferenti la spesa per consumi finali (2.048 miliardi di euro, 19,7% del totale) e gli investimenti fissi lordi (460 miliardi di euro, 19,7% del totale). Anche in questo caso sul podio Francia (16,1% dei consumi, 17,2% degli investimenti) e Regno Unito (16,3% dei consumi, 12,1% degli investimenti), seguite dall’Italia.
3) Un surplus della bilancia commerciale della Germania tanto elevato da controbilanciare, da solo, il deficit registrato in nove Stati Membri (rispettivamente +157,9 e -109 miliardi di euro), contribuendo in maniera significativa al risultato netto dell’Unione nel suo complesso (+249 miliardi di euro).
Proprio l’eccessivo surplus delle partite correnti e il conseguente squilibrio della bilancia commerciale hanno recentemente motivato la Commissione Europea ad avviare un’indagine nei confronti della Germania, tesa ad valutarne l’eventuale impatto negativo sull’economia europea. Quali che siano i risultati di tale indagine, è indubbio che il commercio con l’estero abbia rappresentato e rappresenti tutt’ora una leva strategica per l’economia tedesca, da cui deriva il 6% della ricchezza nazionale (a fronte del 2% rilevato sul cumulativo UE28) ed oltre il 30% della crescita in valore nominale del Pil tra il 2011 e il 2012 (+20 miliardi di euro, a fronte di un +50 miliardi di spesa per consumi finali e un -16 miliardi di investimenti fissi lordi).
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