“Visto che negli ultimi due anni gli squilibri si sono dimezzati”. “Ripristinare i prestiti bancari all’economia deve essere la priorità della politica”
“Dobbiamo continuare il consolidamento delle finanze pubbliche, ma dato che negli ultimi 2 anni gli squilibri si sono dimezzati, ora possiamo rallentare e ci possiamo concentrare sulle misure per la crescita, in particolare la fiscalità”. Lo ha detto il vice presidente della Commissione europea Olli Rehn parlando in un’audizione al Parlamento europeo in seduta a Strasburgo.
Il responsabile degli Affari economici ha spiegato che “nel 2012 il consolidamento di bilancio era ancora l’1,5% del Pil in Europa. Quest’anno è lo 0,75% del Pil, quindi il ritmo è dimezzato. Il prossimo anno, sulla base dei piani dei paesi dell’Eurozona, sarà sopra a un quarto di punto e sotto mezzo punto del Pil. Per comparazione, negli Usa il consolidamento fiscale quest’anno è circa il 2% del Pil”. Sono tre “I motivi essenziali” perché ora si può rallentare: negli ultimi due anni “la credibilità delle politiche di bilancio è cresciuta ed il deficit medio è sceso da circa il 7% al 3% di oggi; la Bce ha adottato azioni decisive per stabilizzare i mercati finanziari ed i mercati dei bond ed ora svolge un ruolo da vera banca centrale ovvero con il ruolo di prestatore di ultima istanza che dovrebbe e deve svolgere; abbiamo riformato e rafforzato la governance economica che oggi fornisce un quadro a medio termine solido e stabile per un consistente e più graduale consolidamento delle finanze pubbliche e per fare avanzare le riforme economiche in Europa”.
Ora è necessario aumentare i capitali in circolazione, finanziare l’economia, ha sostenuto Rehn. “Ripristinare i prestiti bancari all’economia deve essere la priorità della politica”, ha sottolineato, aggiungendo che “è capitale ridurre il debito delle famiglie e della società ma anche costruire buffer bancari e trovare forme alternative per i finanziamenti delle imprese”. Sono questi interventi “vitali per tornare ad una crescita forte e robusta”, alla quale devono collaborare Stati, Bce e Bei.
Confermando le ultime analisi della Commissione Rehn ha spiegato che “per Italia e Finlandia (il suo Paese, ndr) c’è rischio di inosservanza” dei livelli di deficit promessi, ma solo Germania e Estonia “osservano in pieno” gli obiettivi. Berlino però è appena entrata sotto la lente di Bruxelles per il suo export che supera la percentuale del 6% del Pil imposta dal Fiscal compact, ma “noi non critichiamo la sua competitività economica o il suo successo sui mercati mondiali, però un surplus che resta elevato, significa che i tedeschi continuano ad investire i loro risparmi all’estero mentre una maggiore domanda in Germania non può che avvantaggiare i paesi limitrofi e la Cina”. Angela Merkel, però, per l’ennesima volta spiega che da questo orecchio non ci sente, e a spron battuto replica che “Sarebbe assurdo ridurre la produzione e la qualità dei nostri prodotti per andare incontro alle richieste di Bruxelles. Non è possibile assolutamente ridurre artificialmente il grado di competitività raggiunta dalla Germania””.