Bruxelles – E’ filtrato ottimismo tra i 16 leader dei Paesi Ue che hanno preso parte al vertice informale di domenica a Bruxelles sulle politiche migratorie. Fonti della Commissione hanno riferito che la convergenza tra i capi di Stato e di governo si è raggiunta principalmente sulla dimensione esterna. In particolare ha riguardato la necessità di favorire maggiore collaborazione e accordi con i Paesi di origine e di transito dei migranti, di rafforzare la nuova polizia di frontiera comune e di trasformare l’Ufficio Ue di sostegno per l’asilo (Easo) in una vera e propria agenzia europea per l’asilo. Per quanto riguarda la dimensione interna delle politiche d’asilo europee, le fonti della Commissione hanno riferito che si è discusso della gestione dei movimenti secondari, ma in maniera più marginale e senza grandi punti di convergenza.
Le fonti hanno anche annunciato che il presidente dela Commissione europea Jean-Claude Junker riferirà lunedì al presidente del Consiglio Ue Donald Tusk gli esiti del vertice di domenica e hanno sostenuto la necessità di trovare un compromesso politico sulla riforma del regolamento di Dublino entro fine luglio. Inoltre le fonti hanno osservato che, “finché non riformeremo il sistema di asilo, avremo bisogno che i Paesi Ue con rapporti privilegiati con alcuni Paesi terzi, per conto dell’intera Unione, sigillino accordi bilaterali con Paesi extra Ue sul modello dell’accordo Italia-Libia”.
Durante la discussione, l’Italia ha insistito sulla necessità di colmare la quota dei 500 milioni di euro che ancora mancano per il pieno finanziamento del Fondo fiduciario Ue per l’Africa, mentre sono già stati stanziati 3 miliardi di euro per la seconda tranche destinata alla Turchia per la gestione dei rifugiati. La posizione della Commissione è che, in una situazione di urgenza come quella attuale, l’Ue necessiti di investire sia nel Fondo fiduciario per l’Africa sia nell’accordo con la Turchia.
Le fonti comunitarie hanno messo in evidenza come la convergenza tra i leader ha riguardato l’ipotesi di introdurre delle piattaforme regionali di sbarco. In particolare, si discute di due diverse ipotesi, che potrebbero essere alternative o anche complementari: piattaforme come “centri di protezione” in Paesi terzi che, conformemente ai principi di diritto internazionale e sotto la direzione dell’agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) e dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), accolgano i migranti tutelandone i diritti e facilitando il reinsediamento dei rifugiati nei Paesi Ue, e favoriscano il rimpatrio, dove possibile, dei migranti economici; piattaforme di sbarco nei Paesi Ue che, avallate in particolare dal fronte franco-spagnolo, fungano da centri di accoglienza per i migranti soccorsi in mare. Diversamente da oggi, questi centri sarebbero gestiti con la partecipazione dell’Ue tramite la polizia delle frontiere esterne e la nuova autorità Ue per l’asilo, e dovrebbero operare anche in questo caso la distinzione tra migranti economici, da rimpatriare, e persone bisognose di protezione internazionale, da redistribuire tra i Paesi membri, sempre che nel frattempo sia stato riformato il regolamento di Dublino.
Il premier italiano Giuseppe Conte non si è fermato a parlare con i giornalisti al termine del vertice, ma, attraverso un tweet, ha manifestato la sua piena soddisfazione per aver “impresso la giusta direzione al dibattito in corso”.
Si è conclusa la riunione informale sul tema migrazione a Bruxelles e rientriamo a Roma decisamente soddisfatti. Abbiamo impresso la giusta direzione al dibattito in corso. Ci rivediamo giovedì al Consiglio Europeo.
— Giuseppe Conte (@GiuseppeConteIT) June 24, 2018
A rivolgersi alla stampa è stata invece la cancelliera tedesca Angela Merkel, la quale ha sostenuto “che non si possono più lasciare soli i Paesi di primo arrivo a sostenere il peso dei flussi” e che la questione dell’immigrazione è un problema europeo che va affrontato a livello Ue e non dei singoli Stati membri. Merkel si è anche riferita all’operazione Sophia lanciata dall’Ue nel 2015 per fermare il traffico di esseri umani nel Mediterraneo e all’accordo tra l’Italia e la Libia per il contrasto all’immigrazione illegale come modelli da seguire per le future politiche migratorie dell’Ue. La cancelliera non ha invece fatto menzione della questione dei “movimenti secondari” (all’interno dell’Ue) dei richiedenti asilo, tema delicato per la sopravvivenza della sua coalizione di governo, che in origine doveva essere l’oggetto di questo vertice informale, nelle intenzioni del governo tedesco. L’iniziativa italiana e l’allargamento a 16 Paesi di una riunione che inizialmente doveva essere molto più ristretta, hanno profondamente cambiato senso a tutta l’operazione. Il mini-vertice è diventato così una sorta di riunione preparatoria del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno, basato su un approccio complessivo alla questione migratoria che ha tenuto conto delle esigenze di tutti i Paesi, come auspicava l’Italia.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha definito il vertice informale di domenica come “una riunione utile in cui ci si è concentrati su tutti gli aspetti delle politiche di asilo e in cui sono state presentate delle proposte che sono in linea con i valori europei e le norme europee e internazionali di diritto umanitario”. Secondo il presidente francese, “i temi di consenso riguardano sia la dimensione esterna, con il rafforzamento dei partenariati con i Paesi di origine e di transito e delle frontiere comuni, sia la dimensione interna, con la necessità di sostenere una proposta equa di riforma del regolamento di Dublino”. Infine Macron ha affermato che “la migrazione illegale va combattuta perché mette a rischio la coesione dell’Ue mentre il diritto d’asilo, principio costituzionale fondamentale in Francia, va difeso”.
Il premier spagnolo Pedro Sánchez si è riferito al vertice di oggi come “un passo avanti fondamentale che ha manifestato più punti di convergenza che di divergenza”. Infine il primo ministro di Malta Joseph Muscat ha sottolineato l’unanime volontà dei 16 leader degli Stati Ue partecipanti di sostenere un rinnovamento delle politiche di asilo dell’Unione.